mercoledì, febbraio 09, 2005

1001 di 1000

1001 di 1000

Musica: Tori Amos, crucify.

Immagine: la mia macchina, parcheggio deserto, lampade arancioni.

Sine sole sileo.

Questo é l'ultimo post che faccio. Ho smesso di prendere le caramelle. Le ho gettate, sia le mille che quelle di rimpiazzo. Perché? Due motivi. Correlati, in qualche modo. Primo, con il passare del tempo il cianuro ha avuto una qualche reazione di ossidazione per cui l'Unica é diventata azzurra, per cui riconoscibile. Visto che non mi voglio suicidare ma solo spronare ora la cosa ha perso di significato. Potrei comperare altre caramelle, per il veleno sarebbe complicato, il contatto che avevo preso a Barcellona ormai non posso più contattarlo, ma potrei sentire chi me l'ha consegnato. Ma qui si arriva al secondo motivo: non ho più bisogno di questo sprone. Ho capito che alcune persone ti fanno vivere ancora più intensamente, anche solo esistendo. Ho avuto la fortuna di averne una accanto, anche se per breve tempo. É stata una deflagrazione lenta, ed ha lasciato un rumore di fondo come quello del big bang. No, non é scomparsa, semplicemente il nostro rapporto é tornato, o sta tornando, in binari normali. Ma quell'esplosione ha spostato le orbite di qualche pianeta, e ci vorrà un pò prima che la legge di gravitazione universale si faccia risentire. Porta pazienza. Sono una luna fuorilegge, ora, e forse potrei ancora provocare qualche strana marea. Ma, spero, nulla di preoccupante. Anche se, in fondo, vorrei spostare tutte le orbite di tutto il sistema solare pur di conquistarla. Vabbé, domani provo a telefonare alla NASA, magari mi danno qualche dritta. In questo periodo ho fatto male a delle persone, ho fatto bene ad altre, mi é stato fatto male, mi é stato fatto bene. Ma una cosa vi voglio dire: fatevi entrare le persone dentro. Ne vale la pena. É il punto in cui sono più pericolose, perché vi possono far male dall'interno. Ma, alla fin fine, perché averne paura? Quanto possono riempirvi, cambiarvi, migliorarvi? Molto, e succederà anche se non lo volete. Si, sghignazzate pure, tanto é così. Diventano una brace ardente al centro dell'anima. Si, possono ustionarvi. Si, possono cauterizzare una ferita. Si, possono riscaldarvi. Ma, soprattutto, possono illuminarvi un tratto di strada, e farvi vedere, magari, delle porte nascoste che non avreste aperto. O magari un gradino su cui sareste inciampati ( sono uno specialista nelle cadute da gradino, tengo anche lezioni ad Harvard sull'argomento ).

Chiudo così, sapendo che la mia vita da ora in poi sarà responsabilità di me solo, potrà essere lunga, corta, grigia, luminosa... ma sarà mia e, se ci riesco, senza rimpianti. Questo blog, nella sua interezza, voglio dedicarlo ad una bomba che mi é esplosa dentro, una amica, una persona che amo e a cui ho voluto e vorrò bene. Lo dedico a te, Mac, Viola da Rivombrosa o semplicemente Valentina. Addio, vi auguro di incappare in una esplosione come lei, un giorno o l'altro. Si riuscite a sopravvivere ne vale la pena.

( sic! sono tra il patetico ed il melenso )

Stefano Valicchia, Roma.

venerdì, febbraio 04, 2005

Epilogue #1










domenica, gennaio 30, 2005


la quinta stagione Posted by Hello

lunedì, gennaio 24, 2005

Aaa!

ok, giornata di sterco.
Non mi sono nemmeno aggiudicato una FED2 russa a telemetro del '55 su eBay perchè uno ha superato la mia offerta l'ultimo minuto!!!!

martedì, gennaio 18, 2005

anteprima del mio sito

lunedì, gennaio 17, 2005

messaggio di servizio

Sono felice.

Ok non frainterdermi, non perchè non ci hai fatto nulla ( questi sono, ora, domani e fino a prova contraria, per il futuro, cazzi tuoi).
Anzi, magari ti sei persa un evento assurdo.

No, perchè tu, VF, hai fatto una gentilezza assurda. Non sei cambiata? Solo in peggio? Ma che hai il cotechino sugli occhi? Con tanto di lenticchie?

Sei cambiata, in meglio, sei una bella persona, e te lo dico estraniandomi da ogni tipologia di sentimento e/o pulsione.

Da amico.

Questo messaggio si autodistruggerà entro 30 secondi, insieme al tuo computer e al pupazzo verde sulla postazione accanto.

venerdì, gennaio 14, 2005

Massima del giorno, ovvero pippe mentali spontaneamente scaturite da una mente anomala

Non sempre le cose impossibili sono possibili

giovedì, gennaio 13, 2005

specchio

Io non sono quello che leggete,
io non esisto, sono il riflesso del vuoto interstellare.
Io non esco mai, sono rinchiuso in un corpo, in un carattere, in un cervello inadeguato
stanco, svociato, mi ritiro nel mio eremo.
Io, io...
Io ho paura di sentire il mio cuore battere e mi nascondo se ho davanti un piccolo sogno.
Io, io...
Io sono la maschera dietro la maschera, nascosta a chi voglio bene.
Mi uso per fuggire.

mercoledì, gennaio 12, 2005

17 di 1000

17 di 1000

Musica: porcupine tree, 4 traccia di "in absentia", "the sound of muzak"

Immagine: macchina, parcheggiato sulla via, "while all the wonders of the world is going down alone no one cares enough", testo della canzone.

«Coordinate stellari rilevate e registrate, capitano.»
«Le trasmetta.»
«Alpha Centauri, settore Z/1, coordinate 5.78 gradi, 7.15 gradi e 2.37 gradi.»

Era solo per dire dove ho la testa con un certo margine di precisione. L'altra settimana ho saltato il resoconto. Riassunto veloce: sono partito per il weekend con Laura S., la modella del corso. Dove? Firenze. Come é andata? Bed & Breakfast senza breakfast, una monnezza. Non andate al Caffellatte B&B!!! Lasciate ogni speranza, o voi che entrate. A proposito, per andare in camera dovevi passare dal cesso. Ragazza dolcissima, abbracci lunghi, bei baci, simpatica, colta, molto carina, suona la chitarra, parla norvegese (poco), tedesco (ok), inglese (bene), le piace Benni, il nome Elettra, dormire nuda. Ascolta buona musica, ha l'accento napoletano, ha i rasta, ha gli occhi azzurri, bel corpo anche se molto magra, ottocentesca, belle movenze, legge libri di neurologia e Calvino. Adora "Alice nel paese delle meraviglie".

Perfetta?

Potrebbe, ma non mi entra dentro. Non provo nulla per lei se non un vago bene, addirittura ieri la sua dolcezza mi ha irritato. Cerco di allontanarla, farle capire che ora, in questo tempo, in questo luogo, sono uno stronzo da evitare, pena un'abbondante dose di fortuna. Sono stato bene a Firenze ma devo farle capire che possiamo solo essere amici e uscire ogni tanto. Mi piacciono i suoi abbracci, non lo nego. Fa sempre piacere sentirsi una persona completamente spalmata addosso ( su questo é eccezionale, mai sentito tanto dolce abbandono), ma oltre al puro piacere fisico... Sul Ponte Vecchio mentre ci baciavamo tenevo gli occhi aperti e guardavo le ragazze che passavano, scambianole mentalmente con lei se mi piacevano. Fulminatemi pure, ora. Tanto la scossa l'ho già presa da piccolo e non é stato poi male.

Nel frattempo: fotografia, foto glamour, lingerie. Devo riprendere la mano, nel weekend mi faccio una jam session fotografica al centro se non crepo prima. Ieri ( oggi é Venerdì ) sono andato al Qube con Laura e degli amici. Ero nervoso come un agnello verso Pasqua.

Stò trattando a pesci in faccia Mac. Siamo andati a pranzo al Crazy Food, sushi buono. L'ho quasi presa a parolacce. Vorrei chiederle scusa ma non ce l'ho con lei. Posso capirla. Il problema é che io sento qualcosa nei suoi confronti e la cosa é ( mi sembra di essere rornato indietro nel tempo) a senso unico. Ma ne io posso togliere quello che provo ne posso pretendere che lei lo ricambi. Il cuore ha la A di anarchia incisa nelle fibre. Il trattarla male é per me cercare di accettare che non sempre l'impossibile é possibile. Lo eviterò, voglio comunque cercare di fare il buon amico, se lo merita perché lei lo é, oltre ad essere... bla bla bla ( sostituite con una descrizione entusiastica ma non troppo sdolcinata sennò se la prende con me e, con il dolce caratterino che ha, minimo mi squarta).

martedì, gennaio 11, 2005

Cronaca di una sega in tre registri

  • Comico-Noir

  • Romantico-Erotico (Harmony style)

  • Sportivo

Comico-Noir:

Erano settimane che non si vedeva un cliente. Il mio ufficio, sozzo com'era, avrebbe fatto piangere anche un maiale. Il whisky sapeva di fumo e la luce entrava dalla porta a vetri senza bussare, la gentildonna. Avevo lasciato la scrivania in cerca di pace e concentrazione. Praticamente ero in bagno. Ero seduto sulla mia bella tazza quando la fantasia mi colpì come un pugno in pieno muso. Sulle prime andai addirittura con le mani sulla faccia per accertarmi dei danni, ma il naso era comunque rotto da quella rissa davanti al teatro. La vidi, bella, languida, bianca. Il rossetto rosso peccato brillava. Il vestito dello spettacolo era buttato in terra. In terra volle per forza apparire anche lo zio Rufus, ma la fantasia era mia e lo scacciai offrendogli un quartino al bar di Wally. Una volta soli lei si stirò...
La mano gettò la sigaretta ormai ridotta a un mozzicone. La cicca volò con precisione nel lavandino, dove la aspettavano due gemelle. Da quando mia moglie mi ha lasciato sono due le cose: o fumo il triplo, o trascorro al bagno le mie giornate. Mi passai il palmo tra i capelli sale, pepe e origano, che ci era caduto stamattina dalla scansia del market cinese all'angolo. Feci scivolare il vecchio fedora in terra. Chiusi gli occhi di ghiaccio, e da private-eye mi trasformai in close-eye. Le dita scivolarono giù e si chiusero, ma non sul calcio della pistola, zucchero. Cominciai a muoverle, lentamente. Fuori sentii fischiare una nave, giù ai docks. Pensai a quella sera, quando lei, la pupa del capo, improvvisò un charleston tutto per me. Sotto il caso cominciò a farsi scottante. Era duro come il cemento intorno ai piedi del vecchio Charlie. No, decisamente non era una .44 Magnum ma si difendeva abbastanza bene. Il solito calore iniziò a salire lungo il collo, come un buon bicchiere di annebbiacervello. Mi venne voglia di una sigaretta. Mi appoggiai con le spalle alla parete e presi una delle mie ammazzapolmoni dal vecchio pacchetto schiacciato. La accesi, senza smettere la delicata operazione. Io non mollo mai un caso finchè non l'ho concluso. Non per niente sono il miglior lince privato della zona. Tirai una boccata. Sentii un ronzio invadere quella mente bacata che mi ritrovo. La cicatrice sulla spalla, dove Big John mi ha sparato, cominciò a tirare. Cambiai mano e mi versai un ciccetto di acqua di fuoco. Continuai, tenendo la sigaretta con una mano e il bicchiere con l'altra. Si, avete capito bene, è un trucco che ho imparato con l'esperienza. E non sono rimasto ancora nella mia pellaccia per tutti questi anni andando a spifferare i miei segreti. Ero molto preso, la cravatta mi infastidiva e la gettai dietro le spalle. Faceva caldo, ragazzo, molto caldo. Non avevo così caldo da quella volta dello scoppio della polveriera. Mi allentai la camicia. Sotto, il ferro era rovente, ma avevo ancora tutti i colpi in canna. Mi ricordai così che avevo la pistola nella fondina. A scanso di incidenti la tolsi e la appoggiai sul lavabo. Ricordavo bene come era finito Lucian, pace all'anima sua. Alla moglie avevo detto che l'avevano crivellato di colpi gli scagnozzi di Big John e che poi era stato investito da un camion, era più delicato. Ero in dirittura d'arrivo, pompavo come un treno, lento come in stazione quando porta la tua Dolcezza lontano da te. La luce scendeva attraverso il fumo pigra come il peccato. Mi sentivo esplodere, sudavo whisky puro, cosa preoccupante per il mio fegato ma tanto è già andato da tempo. Fu in quel momento che aprirono la porta di là. E fu in quel momento che venni. Ho i riflessi di un gatto, ma in condizioni del genere non diedi il meglio di me. Sussultai e versai il whisky sulla sigaretta. Una vampa di fuoco mi cadde sui calzoni. Mi alzai di scatto, mentre una voce di là mi chiamava. Allungai una mano verso il lavandino per prendere dell'acqua mentre anche il fedora prendeva fuoco. Peccato, era il mio preferito, nonostante il buco di pallottola. Urtai invece la pistola che sparò un colpo. Questo volò attraverso la porta socchiusa del bagno. Sentii un urlo, un tonfo, dei vetri in frantumi. Mi tirai su i pantaloni, o quello che ne restava. Il mio ferro andava calmandosi, ancora bagnato, ed io con lui. Avevo quasi tinteggiato la parete di bianco. Andai di corsa di la e lo trovai steso in terra, morto. L'avevo centrato, non per niente sono il migliore con la creavedove, anche in condizioni disperate. Era un cliente. Sospirai. Ne avrei avuto bisogno, ero indietro di tre mesi con l'affitto. Ma ci sono giorni nella vita in cui un uomo deve fare quello che va fatto. Evidentemente, questo non era uno di quelli.

mercoledì, gennaio 05, 2005

Ode al rinascimento









Ode al rinascimento e al fascino femminile.
Basato su di una fotografia.
Photoshop, lavorazione interamente manuale.

per chi non la vedesse...

http://tulo69.freesuperhost.com/esterni/odeToRenaissance.jpg

(copia e incolla nella barra degli indirizzi)

lunedì, gennaio 03, 2005

news

Riesco stasera con L.S.

Ragazza molto dolce, anche se mi risponde in norvegese pur essendo di Napoli.

15 di 1000

15 di 1000

Musica: scaldino al bagno, nella testa risuona la sigla finale di "la città incantata"

Immagine: bagno, non ve lo descrivo. Immaginate pure quello di Trainspotting se vi và, non sareste lontani dal vero.

É un pò che non scrivo, ho postato un paio di cose fuori scaletta, una per Mac (ok, non ti chiamo più così, va meglio Big Mac? No, dai, ti voglio bene lo stesso). Sono ancora vivo, mio malgrado. Non ho smesso di prendere le mie "medicine". Ho preso l'ultima ora, 2 Gennaio. E così sono arrivato al 2005!!

2005... Buon anno a tutti!

Di la c'é il mio nipotino, Gabriele. Oggi l'ho spupazzato un pò, ma prima mi sono controllato la febbre. Anche quest'anno ho schivato l'influenza. C'ho gli anticorpi coi controcojoni! Ma magari mi venisse, cinque minuti e la sdereno! (il tutto declamato con una squallida imitazione di Verdone).

Novità:

Ho dei capelli di un morto attaccati alla testa. Erano lisci, ora li ho contagiati e sembrano un groviglio di paglia. In compenso ora ho i capelli lunghi e ogni tanto mi viene un vago accento slavo, e non so perché. Per chi non fosse aggiornato ho fatto delle extensions. Se solo non avessi quegli incubi con la casa nella campagna slava persa nella nebbia...

Potete smetterla con la sigla di X-files, ora.

Forza...

Ok, meglio.

Altra novità: sono uscito con L., la modella di nudo. L'ho portata al circolo dove proiettavano "City of God". Il film é finito per mancanza di attori. A lei é piaciuto, poi siamo stati a parlare sotto casa sua. Poi lei mi ha invitato a salire. Avevo una paura fottuta. Mi sono costretto a salire, sono stato con lei per tutta la notte. Purtroppo non sono bravo a fare il latin-lover, per fortuna é una ragazza dolcissima. É successo la notte tra il 23 e il 24. La mattina mi ha svegliato accarezzandomi il viso e il corpo, poi sono dovuto correre al lavoro. In ufficio mi hanno sgamato subito. Indizi? Occhiaie da record, sorrisone svampito e, soprattutto credo, un succhiotto a forma di cuore sul collo. La forma era appositamente studiata? Se si, come ci é riuscita, e quando?

Piantatela con quella musichetta! La Fox ci fa pagare i diritti, poi!

Perchè continuo a prendere le caramelle? Perchè mi sento vivo, assaporo ogni momento. Ma una parte di me, forse, ha paura del futuro, di una storia seria. Solo una persona mi fa accantonare questa paura, ora, e tra tutte le persone al mondo é la più improbabile.

Capricciosa, acida come greco yogurt, ironica onirica, scostante marea anomala, sfruttatrice negriera, egoìste (egoìste...), lontana circe/itaca ita y vuelta, fastidiosa come un colibrì, influenzata riflessiva su concetti astratti oltre i 38°, suonatrice accanita di chitarra doremifaggiante, osteggiatrice dell'altrui soavissimo canto, pittrice talentuosa di dame piangenti e fluide, lettrice di autrici introvabili se non dopo cerche secentesche, adorante di film complessi sui gatti neri e bianchi, castratrice di istinti affettuosi, adoratrice rattamente melliflua di marmocchietti vocianti, mobilizzatrice di finalità fisiche a sua inderogabile voluttà a cui, come uomo di ferrea volontà, ci fosse una volta che non ci casco ( mai pentito, però )...

Eh eh!

Non so perché ma ora come ora non riesco a trovarle alcun difetto oltre ai milleseicentoventisei che ha. Sto bene anche solo a cazzeggiarci. Aiuto. Ma io sono forte, resisterò alla tentazione... un attimo solo che le mando un sms...

Sono in camera mia. Ho spupazzato i nipotini, Luca e Gabriele. Gli ho fatto anche decine di foto. Per evitare il flash diretto sono venute un pó scure, ma poi le recupero. Se fossi bravo a fare foto anche solo la metà di come sò aggiustarle forse sarei un fotografo, invece di un podografo.

Fotografia, disegnare con la luce.
Litografia, disegnare con la pietra.
Serigrafia, disegnare con la seta.
Podografia, disegnare con i piedi :)

Essere imbecilli ha i suoi vantaggi. Puoi quasi perdonarti quasi tutto. Sono incapace di intendere ma a volere voglio. Riesco a far finta di non capire nulla di quello che mi accade intorno. Purtroppo di solito non é proprio così. Riesco a sentire... la parola giusta? Venti, sefiri. Onde, dall'intorno, dall'interno delle persone. Di solito faccio finta di ignorarli.

Mezzanotte, é il 3. Sto vedendo "A mia madre piacciono le donne".

Bellissimo film, voglio essere un Miguel nella mia prossima vita.

É un sentimento persistente, il voler essere qualcun altro? No, dottore, solo come concetto astratto. Poi mi guardo allo specchio e tutto sommato ci sono affezionato a quello sgorbio astratto che vedo riflesso. Seguo pensieri e desideri confusamente limpidi, ho un fisico da... dai un 7 me lo merito, se rivado in palestra entro questa estate divento un Adone da urlo. Sono talmente insicuro di me da essere totalmente sicuro della mia insicurezza, il che é già una sicurezza. Sono loquace ed esprimo concetti interessantissimi, l'accoppiamento asessuato delle lumache é il mio pezzo forte, lo tengo in serbo per i momenti di intimità. Ho degli splendidi occhi verdi quando cavolo gli pare, per il restante tempo sono di un'imbarazzante marrone incidente digestivo. Nelle notti di luna piena degli anni bisestili dispari, con una congiunzione astrale rarissima, mi trasformo improvvisamente nel sogno di ogni donna. Non ci faccio molto affidamento però perché la prossima congiuntura sarà tra 1425 anni e 5 mesi, e difficilmente potrò sfruttarla in piena forma fisica. Ho fluenti capelli con un fastidioso cesto di vimini incastrato dentro da ormai 7 anni.

Una volta mi sono iscritto a una community con questa descrizione fisica. Nel giro di una settimana ero sommerso da messaggi. La metà erano zoo, l'altra metà circhi ungheresi.

Questo blog sta diventando un racconto tragicomico, o dulcamaro che dir si voglia.

Buttiamoci sul serio:

LE ASPETTATIVE E I DESIDERI

Ho letto il Tao Te Ching, che consiglia di estirparli ed essere come nuvola che solo vento muove, e che accoglie ogni spinta con egual disinteresse. Non mi piace. Voglio desiderare, anche se i desideri spesso vengono castrati. Voglio sognare, anche se i bei sogni mutano in incubo la realtà. Voglio avere delle aspettative, anche se spesso disilluse. La verità é che adoro sentire il mio cuore pulsare. Secondo me la vera via é accettare con egual gioia ogni sentimento, ogni palpito, ogni sordo scorrere del sangue nelle vene. Sei vivo, e questo te lo ricorda. Considerando tutta la gente che muore in ogni momento, a qualsiasi età, questo é già un bellissimo miracolo. E allora piangi, e ridi, e gioisci, e disperati, e attendi e rincorri, perditi in ogni labirinto che trovi, smarrisci il tuo tempo e affrettati a farlo perché alcune porte rimangono aperte per pochi istanti. Non aver paura di soffrire, ogni piccola gioia é già ricompensa, un bacio inatteso, una carezza, un sole mattutino, l'alba in una casa non tua, mangiare, bere, divertirsi, cacare, respirare, fluttuare nel dormiveglia, avere il raffreddore e fare buffi starnuti, dormire storti perché qualcuno vi butta in pizzo al letto...

Ogni momento é unico, purtroppo e per fortuna.

Va bene, il vecchio cinese della montagna é andato, e potete togliere quella musichetta che non c'entrava nulla.

Vi voglio bene, ti voglio bene, mi voglio bene...

giovedì, dicembre 30, 2004


sunny Posted by Hello

giovedì, dicembre 23, 2004

wild japan roses

Ho fatto un piccolo esperimento in flash

Voglio dedicarlo a Mac.

Prendilo come 2° regalo, sai... la regola dei 3....







lunedì, dicembre 13, 2004

13 di 1000

13 di 1000

Musica: la musica delle notti d'inverno. ( no, non é white christmas, non capite la poesia, cazzo )
Immagine: macchina sotto casa. Vetri appannati. Luci arancione dei lampioni. Gioco di ombre sull'asfalto formato dalle fronde dei rami d'eucalipto.

Premessa:

Sono nato fesso e fesso morirò.

Dodicesima, non sono morto fesso, mi pare evidente. In compenso vivo fesso. Dormo anche fesso. Sono un fesso a trecentosessanta gradi, ventiquattro ore su ventiquattro.

Ora, Mac gioca. A me va bene. Solo... sono fesso e consapevole di esserlo. Non l'ho mai nascosta a nessuno la mia fessaggine. Sarebbe impossibile. Per farvi un esempio: sarebbe come cercare di infilare la Torre Eiffel oriiginale in un cassetto del comodino, tra i calzini. Fisicamente impossibile.

Mac é speciale. Difficile trovarne anche simili. Gioca seriamente a essere una bastarda, poi ti sconvolge mostrando di essere il contrario. Quante scazzate ci siamo fatti. Una tra le persone con cui ho litigato di più. Ora non riesco a litigarci.

Temo che ciò sia grave. Sintomo preoccupante anzichenò. Devo contattare uno specialista. Milingo potrebbe andare bene. Devo farmi esorcizzare al più presto. Visiterà a domicilio? Tra una settimana comincerò a eralrap la oirartnoc.

Cristo. Troppo tardi.

Ho passato belle giornate, belle serate, belle nottate.

Quando riuscirò a capire che non é giusto che io desideri che continuino a essere così? O meglio, é umano ma improbabile. Se ti lanci dal settimo piano sai che é altamente improbabile che tu sopravviva. Puoi decidere di lanciarti comunque, e puoi goderti il volo, quell'assenza di peso che ti rende così vivo. Ma il suolo arriverà comunque, e lo sai. Ma mentre voli, magari, puoi far finta di no, non pensarci. Certe volte il tempo mi sembrava fermo, nelle ultime settimane, e avrei voluto rimanere sospeso tra quelle lancette a lungo. Sto giocando con il fuoco, e mi sento stupido e felice a farlo. É stato più facile del previsto. E, sapete una cosa? É stato tanto più bello del previsto. Quanto posso continuare a giocare ( perché sto ancora giocando e non mi va di smettere, é uno tra i giochi più belli a cui ho mai partecipato ). Non ho paura di bruciarmi io, sono rischi del mestiere se fai il piromane. Ho paura di bruciare altri e, soprattutto,

Non ero svenuto. Ho solo cambiato il fegato. Se dovessero farmi l'autopsia ci troverebbero dei copertoni nel mio stomaco, come a gli squali. Se continuo così in capo a qualche giorno comincerò a cibarmi di carne umana. Mi manca solo quella.

Il cibo é legato al sesso. Quanto mi piace mangiare, ultimamente! Sento ogni gusto a mille. Ma sto subendo mutazioni genetiche a forza di mangiare cinese, pizze al cotechino e schifezze varie. L'ultima volta che ho dato un'occhiata a uno degli schifi dolci che fagocito gli ingredienti sembravano scritti da un marziano alcolizzato. La conta delle calorie aveva più zeri del mio conto in banca.

Ma meglio così che la gastrite nervosa.

Ieri ho dipinto. Mi é venuta fuori una schifezza orrenda. Se qualcuno sentisse la pulsione di appenderlo gli consiglierei un buono psichiatra. Tecnicamente:

Ricetta per una crosta

Tempo di preparazione: 129 minuti.

Difficoltà: medio-facile.

Ingredienti:

Una tela 40 x 50 usata
Acqua bollente con zafferano
Vinavil
Fanghi di bellezza antibrufolo
Fazzolettini per il trucco
Acrilici ( neri, rossi e bianchi )
Polverine ( rosse e blu )
Spugnette

Preparazione:

Prendere la tela, guardarla e sentire un'immane spunto artistico. Preparare al microonde un bicchiere di acqua e zafferano. Mescolare alla mistura del vinavil finché non diventa consistente. Infilarci il dito e urlare perché é bollente. Mettere da parte a raffreddare. Andare in camera di tua madre a prendere dei fazzolettini velo per il trucco. Se sei una donna puoi usare i tuoi. Dividere i fazzolettini velo per velo. Spalmare sulla tela uno strato di mistura gialla e collosa. Appiccicarci i veli con disposizione casuale, facendo in modo che si riempino di grinze. Guardare soddisfatto la tela e pensare che manca qualcosa. Prendere le polverine e buttarne qualche pizzico sulla tela appiccicosa. Prendere i fanghi e passarli sulla tela. Accorgersi al terzo passaggio che i fazzolettini sono ormai avviluppati alle tue mani e immedesimarsi con Tutankamon. Guardare con orrore la tela che sembra qualcosa trovato dopo un'alluvione. Pensare in buona fede che puoi recuperarla con gli acrilici. Pensare che del guacamole non ci starebbe male ma, per fortuna, non ce l'hai. Passare del nero sulla tela e renderla ancora più brutta. Sbroccare, mischiare l'acqua con zafferano e vinavil con acrilico nero, polverine, fanghi e fazzoletti fino a ottenere una cartapesta nera della consistenza della pece. Spalmarla sulla tela in modo che rimangano bugni, bozzi e grinze. Notare che così é quasi bello ma non puoi fare una tela nera e spacciarla per un quadro ( blu si, e rossa pure, ma nera no, a meno che non tu non sia già famoso ). Cominciare a riempire la tela di polverine. Poi graffiarla fino a formare una figura vagamente umanoide. Accorgersi che sembra un deportato abissino e aggiungere un muro in prospettiva peggiorando ulteriormente la situazione. Far riposare il tutto fuori dalla finestra per qualche ora.

Questo è venuto meglio

Contemporary Art Generator

lunedì, dicembre 06, 2004

12 di 1000

12 di 1000

Musica: nulla, mia sorella é sveglia di la.

Immagine: letto, palmare, etc...

Undicesima, sono quasi tre mesi che ogni settimana rischio la vita. Una su mille mi porterà via. Dovrei cambiarne qualcuna. Sembrano strane. Le ho spostate in un posto meno umido. Vuoi vedere che crepo di intossicazione alimentare per una caramella scaduta?

Cosa é cambiato in questi tre mesi? Fuori qualcosa, dentro tutto. Ogni respiro sembra importane, un viso dietro a una chitarra, un dolcetto, buon vino, buon fumo, una buona foto, quattro chiacchiere, un beso.

Voglio mangiare messicano, anche una buona paella non ci starebbe male. Conosco un buon posto, vuoi venire con me?

E un pò di sangria, o del porto. Mmm, entrambi.

Allora, ho rifatto le sei stanotte. Poi, per la legge del contrapasso, ho dormito fino alle sei. Ho fatto colazione/pranzo/cena con una mela e delle fettuccine saltate in padella. Mi sentivo un'animale a mangiare così. A fine cena gli spettatori mi hanno tirato le noccioline e una bambina con le trecce ha fatto una foto con me, tanto ero legato e sedato... Poi mi hanno riportato nella mia gabbia.

Furia cieca, parte I

( tra parentesi, il film con Rutger Hower é da annoverare tra le sue parti più riuscite, sempre dopo Lady Hawk, naturalmente )

Esplosione contenuta perché: il proprietario della casa vuole tirarsi indietro. Esplosione contenuta perché: manco stessi comprandomi la casa bianca. Esplosione contenuta perché: sono sempre MOLTO corretto, come un caffé. Esplosione contenuta perché: continuo a perdere pezzi di vita, avete visto un pancreas? Esplosione contenuta perché: la vita, quella fisica, ha ricominciato a lievitare visto che mangio come un facocero. Esplosione contenuta perché: il mio lavoro sta per diventare attinente al giardinaggio, mi metteranno a raccoglier mele, vedrete se non sarà così. Esplosione contenuta perché: gioco sempre a scacchi con una torre in meno. Esplosione contenuta perché: nonostante tutto sono felice e non capisco come cazzo sia possibile. Esplosione contenuta perché: non riesco ad essere me stesso, o, almeno, uno dei tanti. Esplosione contenuta perché: sono sempre capace di rompere ogni giocattolo che mi capita sotto mano, specie quelli che mi piacciono di più. Orsetto docet. Esplosione contenuta perché:

MA PORCO, PORCHISSIMO, SUINO CAZZO!!!!!

Ahhhh... Ok. Pressione nella norma, la caldaia può riprendere il suo lavoro.

Sto diventando dislessico mentale. Stavo pensando che ultimamente mi si stanno rompendo un sacco di apparecchi elettronici. Ho pensato: ma che c'é un campo elettromaniaco... preoccupante. Ve lo immaginate un elettrone che corre lungo il filo elettrico a braghe calate? Io purtroppo si.

Svezzeranno gli psicopatologi su questo blog tra qualche anno, ne sono sicuro. Dopo morto prenderanno il mio cervello, lo taglieranno a fettine e lo studieranno per vedere cosa non funzionava. Poi lo studieranno ancora di più per capire come cavolo facesse a funzionare.

Ora sono in macchina, aspetto la mia amica Mac e ascolto gli Area. Anche a Demetrio doveva mancare qualche rotellina. Sono in anticipo di cinque minuti e lei sarà in ritardo di dieci. La vita del puntuale é una sequenza di solitudini immeritate. Pseudocitazione, chi sa da chi e da quale libro ( lo stesso autore l'ha riciclata in un altro libro ) vince un weekend con il sottoscritto in Finlandia. Ora Demetrio imita Paperino.

Ho sonno. Attendo Mac. Stasera corso di fotografia, non ho stampato tutte le foto e rosico. Dovrebbe esserci anche L., la rastagirl. Waiting for Mac. So, I've decided to fly away from this small body to something better. I'm in search for a body at rent. If someone is interested in... just drop me a line by email. Ieri notte ho visto "la mala education" di Almodovar. Bel film, anche se ho preferito "la sposa turca". Ora ascolto i Nirvana, Unplugged in New York. Io porto una sfiga ai gruppi... Ho cominciato ad ascoltare i Queen e PAM!, Freddy morto. Poi passo ai Nirvana... PAM!, Kurt si ammazza. Ok, major discografiche, volete eliminare un gruppo concorrente che vi fa calare le vendite? Contattatemi, prezzi modici. Sconti per gruppi storici e cantanti rap.

Ok, sono in piena tempesta neuro/ormonale. É cominciata, latente, a Barcellona. Indipendentemente dal fatto che non ho rimorchiato nessuna... Ma svegliarsi la mattina unico uomo tra nove ragazze... beh, piacevole risveglio. Ho conosciuto tutte. Circa una cinquantina di ragazze e forse sei ragazzi. Questo, unito al fatto che non ho scopato, vi fa capire quanto posso essere fesso. Tra parentesi ho anche dato buca a una brasiliana che meritava.

Io merito l'eutanasia.

Ora:

Situazioni strane a non finire, sconvolgimenti delle zolle, deriva dei continenti, una bella persona ( Mac ) che vado scoprendo ( ho solo tolto il prosciutto dagli occhi? Se si, chi se l'é mangiato? ), giorno per giorno. Due romane sconvolte, una modella di nudo, la mia ex che lancia pietre e poi si volta e torna da dove é venuta, una collega simpatica che per un pò mi é piaciuta, Libra, la messicana, una del corso di fotografia... Detta così sembro un playboy. Al massimo mi sento un gameboy.

Ultimamente mi sento bene. Felice? Facciamo "Felic". Ci sono cose che non hai capito bene come sono cominciate e non sai ( e non ti interessa molto sapere) come finiranno. Qualsiasi cosa porti il domani almeno, cazzo ( non é scurrilità, é invidia del pene ), oggi é stato bello. Voglio solo respirare. Emergere dall'armatura di aspettative e regole che indossavo. No, le aspettative restano sempre ( paradossale, la prossima settimana potrei essere morto ), ma sono "sogni soffici", di quelli che, anche se scoppiano, non fanno molto male.

Conoscendomi... mi farei male anche con una piuma.

E intanto sei riuscito, tuo malgrado, a sognare.

E credi che dividersi la vita sia normale...

Si.

Mi sento libero. Potrei anche volare. No, so che c'é il limite dell'atmosfera ma, tutto sommato, di spazio ce n'é tantissimo anche così. Se sentite un botto fuori dalla vostra finestra allora potrei essere io che ho beccato un 747 in faccia. Oppure le mie ali di cera si sono sciolte. Le ho comprate usate da un certo Icaro, in garanzia fino al sole. Quasi.

Mi contraddico? Nooo, certo che si.

Una favola, ora.
Una storia per Mac.

C'era una volta, tanto tempo fa, un vecchio cinese. Era un tipico vecchietto cinese, di quelli che sotto la pianta del piede hanno scritto "made in china". Piccolo, magro, barba bianca lunga, migliaia di rughe, la giacchetta di seta con le maniche larghe, il cappello a ciotola in testa, la treccia di capelli grigi, gli occhi a fessura, un sorriso tra l'alzheimer e il sereno in volto... e via descrivendo. Questo vecchietto, che si chiamava Muun Lih, faceva il conducente di risciò. O, almeno, ci provava. Era debole, ormai. Una volta, durante un convegno di ex presentatori, gli era capitato di dover portare un certo Ferrara e gli era venuto il colpo della strega. Era rimasto piegato per due ore e, poiché in paese era conosciuto per la sua cortesia, nessuno si era preoccupato. Pensavano fosse una deferenza un pò lunghetta. Quando finalmente capirono dovettero prenderlo di peso e portarlo da un guaritore, ancora inchinato. Ma questa é un'altra storia, e non c'entra quasi nulla. Andiamo avanti. Una volta, durante il regno dell'imperatore... ( momento, prendo il cartoncino con i regni cinesi... ok), Whon Jun della dinastia Sui (581-618 d.c.), scoppiò una guerra con un regno confinante. Questa guerra durò molti spietati anni e indebolì entrambe le parti. L'imperatore capì finalmente, dopo una lunga consultazione con la vecchia nonna, che una pace sarebbe stata più conveniente. Decise allora di inviare segretamente un messaggero all'avversario. Ma la missione andava compiuta con cautela e velocemente. Bandì allora un concorso con varie prove per scegliere chi avrebbe accompagnato il suo latore. Molti furono i giovani che vi parteciparono, attratti da ricche promesse e la possibilità di una fama imperitura.

Al tempo in cui questi eventi si svolsero non esisteva ancora Internet per cui le notizie viaggiavano lentamente in un regno vasto come la Cina. Il villaggio in cui viveva Muun Lih era proprio ai confini, sperduto tra campagne e colline. La voce del bando dell'imperatore arrivò dopo diverse settimane. Appena il nostro protagonista ne venne a conoscenza decise che era quella l'ultima occasione che gli rimaneva. Si recò dal capo del villaggio e chiese di essere iscritto alle prove. Ottenne come risposta una sonora risata, talmente prolungata che persino gli avi del vecchio ne furono imbarazzati. Muun Lih si inchinò e uscì lentamente dalla sala. Tornò il giorno dopo, ottenendo ancora un rifiuto. E il giorno dopo ancora l'alba lo trovò in piedi davanti alla residenza del capovillaggio. Questa storia durò cinque giorni. Alla fine il capo, esasperato, acconsentì ( più che altro per toglierselo di torno ) e fece portare Muun Lih nella capitale come rappresentante del villaggio.

Muun Lih non era mai stato nella capitale, gli sembrò grande e stranissima. Dormiva in un grande dormitorio con gli altri partecipanti, quasi tutti ragazzotti boriosi che lo schernivano per la sua vecchiezza. Una notte lo inzupparono persino con dell'acqua gelida presa dal fiume Hol Kin ( certo non famoso per la purezza delle sue acque ). Il giorno dopo aveva la febbre alta e puzzava molto di pesce, ma si allenò lo stesso. In un paio di giorni si rimise completamente e cominciò ad essere rispettato. Gli appiopparono il soprannome Kom Ju Tan Ki ( tradotto liberamente vuole dire: colui che in salute e in odore assomiglia al pesce ) e lo lasciarono stare, anche perché era impossibile avvicinarglisi.

Arrivò infine il giorno delle prove. Molti si erano ritirati durante i duri allenamenti ed in totale i partecipanti erano rimasti in novantanove.

... Il seguito alla prossima puntata, forse.

mercoledì, dicembre 01, 2004

11 di 1000

11 di 1000

Musica: jazz in filodiffusione.

Immagine: seduto vicino all'ingresso di un bagno a Santander, Cantabria, Spagna, Europa, Pianeta Terra, Sistema Solare, Braccio Periferico di una galassia assolutamente comune.

Undici, sono vivo! L'avevo portata da Roma. La chica con cui sono partito non mi ha visto prendere nulla perché era in bagno. Se avessi portato quella sbagliata avrebbe trovato una pessima ( o ottima a seconda dei punti di vista ) sorpresa. Vabbé, le avrei comunque lasciato metà dei miei averi. Un euro, circa.

Mi chiedo il cianuro che sapore abbia.

Riassunto delle puntate precedenti:

Casa quasi mia, domani faccio il rogito (detta così sembra uno schifo, tipo: "mamma, mamma, ho fatto un rogito!", "te l'avevo detto di non mangiare l'mpepata di cozze, Luigino"), sono quasi sgomento. Fico!

Domani sera farò la lezione di nudo femminile a fotografia. Avrebbe dovuto esserci martedì scorso ma mi sono trovato davanti il figlio di Cojak in accappatoio, un'esperienza unica... spero. Foto discrete.

Ok, ellissi di qualche ora. Sto scrivendo a bordo di un'aereo della Ryanair, la mia amica sta leggendo qui vicino a me. Tengo pronto un'altro documento, sapete, la curiosità é donna. Al sedile vicino due stanno paccando di brutto. Se spengono le luci ho paura accada l'irreparabile tra quei due. Dovesse nascere un figlio potrebbero sempre chiamarlo Ryan; bel nome dopo tutto.

Dio!

Siete stati testimoni di un'evento: ho usato il punto e virgola por lo primero dia in mi vida! Un segno di punteggiatura inutile, non trovate? Propongo un referendum per l'abolizione del punto e virgola.

La mia amica Mac é una compagna di viaggio muy hermosa. No, non é scozzese. Il suo nome completo é Mac Müller de la Santes. Scherzo, la chiamo solo così, altre volte Mac Stronza. Tornato a Roma non mangerò yogurt per un pò. Sigh! Cominciava a piacermi.

Santander, che dire? Luogo di hamburgheros, dolci x-files e perdizione. Antro di malinconiche felicità, gastriti e umani allo stato brado. Santander, culla di generazioni a venire più numerose dei cinesi, pulpito di pimientos con aglio crudo e acciughe, tana del crudele Antonio di tapas vestito. Santander, involucro di mattine tardive e serate alcoliche, Santander, perla di queso, case azzurre e billettes ita y vuelta. Santander, sigillo di momenti strani e bellissimi, galleggianti nello yogurt. Santander, patria di scelte, tentazioni a cui ho resistito benissimo ( tre secondi netti, a volte ), scarpinate e chiacchierate. Santander, in cui comprendi quanto può essere bello ascoltare una persona descriverti ATT., FC. e routing mentre sei sdraiato a letto. Santander, felice con poco? Naaa.

Ora mi sento un pò più vuoto. Forse ho solo finito di digerire.

Ah, ieri ho partecipato alla lezione. Simpatica la modella, l'ho riaccompagnata a casa, ci ho chiacchierato. Di Napoli (ma la odia), rastosa, suona la chitarra elettrica, sente Radio Rock, adora Emilio Pappagallo, fa montaggio video, fa la modella di nudo, é magra, si chiama come la mia ex ( sono inseguito da quel nome ovunque, cazzo ) e torna Martedì.

Ho perso i numeri del cellulare, compresi quelli delle barcellonesi. Le voglio chiamare! Voglio farmi una serata devastante, di quelle in cui ti svegli in prigione il giorno dopo. Voglio sfogarmi!

E ho di nuovo voglia di fare l'amore. Sto diventando ninfomane, credo. Questione di cinque secondi e sono a posto.

martedì, novembre 23, 2004

10 di 1000

10 di 1000

Musica: radio rock, non so cosa sia ma non mi fa impazzire.

Immagine: computer, sera, sito a cui lavoro aperto. Rossobiancoblu.

negro Spiritual

Ezekiel connected dem dry bones
Ezekiel connected dem dry bones
Ezekiel connected dem dry bones
I hear the word of the Lord.
Your toe bone connected to your foot bone,
Your foot bone connected to your ankle bone,
Your ankle bone connected to your leg bone,
Your leg bone connected to your knee bone,
Your knee bone connected to your thigh bone,
Your thigh bone connected to your hip bone,
Your hip bone connected to your back bone,
Your back bone connected to your shoulder bone,
Your shoulder bone connected to your neck bone,
Your neck bone connected to your head bone,
I hear the word of the Lord!

Dem bones, dem bones gonna walk aroun'
Dem bones, dem bones, gonna walk aroun'
Dem bones, dem bones, gonna walk aroun'
I hear the word of the Lord!

Disconnect dem bones, dem dry bones
Disconnect dem bones, dem dry bones
Disconnect dem bones, dem dry bones
I hear the word of the Lord!

Your head bone connected from your neck bone,
Your neck bone connected from your shoulder bone,
Your shoulder bone connected from your back bone,
Your back bone connected from your hip bone,
Your hip bone connected from your thigh bone,
Your thigh bone connected from your knee bone,
Your knee bone connected from your leg bone,
Your leg bone connected from your ankle bone,
Your ankle bone connected from your foot bone,
Your foot bone connected from your toe bone,
I hear the word of the Lord!
I hear the word of the Lord!


Decima, primo anniversario, brindo con una sigaretta. Devo smettere di fumare, fa male.

Annotazione criptica: a Monteverde c'é l'acqua buona. Non ve la spiegherò mai.

Ok, elogio della Tempesta di Giorgione:




Violenza e dolcezza assieme, la nuda verità svelata. Una speranza fioca, un sole tra le nubi. Il bambino, l'istinto materno che non avresti immaginato ma c'é, e forte. Bellezza, tanta. É il mio quadro preferito? Lo sta diventando. Mi fa paura? Un pò, da emozioni forti. La grazia, quella donna accovacciata sulla destra, illuminata, candida. Dolce e abbastanza forte da aver affrontato la tempesta da sola. Ora se la merita un pò di pace, o no?
La tecnica e lo studio dello sfondo, sintomo di intelligenza. I giochi di luce, ombra e sole, pessimismo e ottimismo. Tornerà il sole, si sa. Lo sapeva anche la donna, che é tranquilla ad allattare, senza protezione e forse per questo più forte. L'ironia, una situazione ambigua, potrebbe farci sorridere più di una volta. I colori, così contrastanti a volte, eppure armoniosi. I particolari, non finiranno mai di stupirci, infiniti, inaspettati. La durezza, che circonda la donna e il bambino. Ma quel sole stentato la ammorbidisce, toglie la minaccia. Guardando quel quadro puoi subito capire che la tempesta é finita o, per i pessimisti recidivi, deve cominciare ma non sarà un problema. Potresti anche guardarlo tutta la vita, lo potresti respirare, ti riempirebbe sempre di brividi. Potrebbe farti paura, ogni tanto, ferirti. Potrebbe far sentire te nudo, e non la donna. Potrebbe farti vivere di libertà. Oppure potresti perderlo, perché anche tu sei disordinato come me, e poi ritrovarlo, oppure smarrirlo definitivamente ma ricordarlo egualmente. Ci sono quadri che sono più grandi della tela su cui sono dipinti, e continuano a brillare anche se c'é poca luce ( mi hanno tagliato la corrente, ho dimenticato la bolletta... Si, e come faccio ad avere il computer acceso? Bravo fesso, se devi sparare cavolate raccontale bene. Ok, ho finito di litigare da solo, andiamo avanti, fate finta di nulla, ignoratemi , é lo stress ).

Finito l'elogio, anche se c'é molto da dire. Che dite, la donna cucina bene? Secondo me si. É brava a letto? Si, direi che da l'impressione di essere dolce e decisa assieme. Potrebbe anche essersi dipinta da sola. Sarà una brava madre? Direi di si, guardate come tiene quel bimbo. Dirà cose interessanti? Una persona con quello sguardo ti riempie la mente, oltre che il cuore. Ok, sviolinata finita davvero ma quel quadro mi é piaciuto tanto. Credo proprio che non lo dimenticherò, anche se da ora in poi lo dovrò vedere di nuovo sotto la sua teca di vetro, la sua campana. Sono contento di averlo visto, anche se per poco tempo. Ero di fretta alla mostra, e c'era chi spintonava, che palle.

Sabato, nottata devastante. Sono uscito con le due di Barcellona. Ho vagato tutta notte fuori come una zucchina, con quelle due che svenivano e vomitavano a turno. Non mi dispiacciono, sono tipe interessanti. Una dolce, l'altra salata. Quella salata mi ha baciato, poi io ho baciato quella dolce. Il fatto che dopo entrambe abbiano vomitato mina un pò la mia fiducia in me stesso. Non mangerò più peperonata ripassata in aglio e cipolle. Ci siamo mezzi tastati con una ragazza di colore di Miami che ci provava con quella dolce. Abbiamo creato il panico in un pub improvvisando uno spettacolo teatrale in cui io stavo con Dolce che mi ha lasciato per mettersi con Salata. Alla fine il cameriere tremava quando lo chiamavo e il tavolo vicino era in piena sindrome di Beautiful. A quando la prossima puntata? Mentre se ne andavano ero tentato di partire con qualche pubblicità. Ho perso il cellulare e, se siete passati verso le sei e venti sul lungotevere, l'imbecille che correva a zig zag guardando per terra ero io. L'ho ritrovato alle sette meno dieci, mentre un musica da film biblico pervadeva misteriosamente l'aere.

lunedì, novembre 15, 2004

9 di 1000

9 di 1000

Musica: Sanitary Man, autore sconosciuto, playback mentale da qualcosa di sentito su Radio Rock.

Immagine: salone, gatta sulle gambe che si struscia, é di nuovo nel suo periodo e si farebbe anche la statuina del Buddha se potesse.

Nona, come Beethoven.

Ho fatto l'offerta per la casa. 87.000 €. Tra tasse, tassi e tassisti siamo a 100.000. Ho firmato i miei primi documenti "seri". Dentro la testa mi sfilavano immagini tipo: primo mattone tolto dal muro di Berlino, sbarco sulla luna, Marconi e il primo messaggio intercontinentale, il primo homo sapiens che strofinando due pietre ottiene una scintilla, etc. etc. etc.

Sono in fissa per la canzone "Sanitary Man". L'ho sentita su Radio Rock e sembra dedicata a me. Devo scoprire di chi é e scaricare l'mp3.

Allora, la pirateria musicale. Primo, non é la malattia ma il SINTOMO. Concetto diverso. Secondo, perché pirateria? Quando masterizzo un CD non mi vesto da Capitan Uncino. Dagli archivi storici non risulta che BarbaBlù possedesse un Maxtor. Se l'avesse posseduto invece di bruciare navi avrebbe magari bruciato compilations. E invece di assaltar porti urlando "all'arrembaggio!!!" ( credo peraltro dicesse "annamo!!!", stringato, conciso, efficace ) si sarebbe piuttosto lanciato in un negozio di CD a Natale gridando "Britney Spears!!!", si sarebbe impigliato con il barbone in una scansia e sarebbe stato gentilmente invitato a lasciare fuori il pappagallo.

I pirati sono brava gente, il P2P é il comunismo del consumismo, Napster era un Profeta biblico, i Metallica, gli U2 e Pavarotti degli stronzi che ormai accordano solo assegni.

Fine parentesi sulla pirateria.

Per il resto:

"Libra" é strana. La serata é stata quasi inquietante, non che sia successo chissà cosa, ma i minuti e le ore si sono trascinati in cunicoli di silenzi, frasi superficiali e rivelazioni. Non ci siamo dati un'appuntamento preciso. Ci si vede.

In compenso passo bel tempo con una mia amica. Come ogni persona ha i suoi piccoli difetti, e lo spazio che ho sul blog non mi permette di elencarli tutti compreso l'indice analitico. Ma ha anche grossi pregi e neppure se scrivessi da qui a un anno potrei finire di elencare quelli. La riassumo (domattina si sveglierà alta un metro e venti): la Tempesta di Giorgione. Il quadro, intendo. Ah, ho scoperto che suona bene la chitarra e ha una bella voce. Un giorno eromperò in un panegirico devastante.

Io continuo a rotolare da un giorno all'altro. Se più in basso o più in alto lo capirò alla fine. O dopo ancora. Vediamo i casi:

Esiste la reincarnazione: se mi reincarno in un vaso da notte allora sono stato cattivo, se mi ritrovo a essere un ricco astronauta allora sono stato buono.

Esiste l'aldilà: se mi ritrovo in mezzo alle nuvolette ad ascoltare androgini suonare le arpe allora sono stato troppo, troppo buono. Ricordarsi di premunirsi con tappi per le orecchie. O lettore mp3 con rock, progressive e jazz. Se appena arrivato mi danno un calcio in culo, sento puzza di zolfo e mi schiaffano a trasportare macigni senza senso allora probabilmente non sono morto, mi ero solo addormentato al lavoro. Se mi ritrovo in un'ascensore con Silvio Berlusconi, e l'ascensore va lentissimo, traballa, arranca, si ferma, allora sono stato cattivo e sono all'inferno, o alla Camera che é la stessa cosa.

Non c'é nulla oltre la morte: se non altro sono dimagrito.

Ritorno in vita fisicamente: improbabile altrimenti il mondo avrebbe qualche problema di sovrappopolazione. E avrei incontrato Napoleone in un pub.

Divento un fantasma, o spirito. Potrebbe rivelarsi interessante. Diventerei spiritoso. (con questa battuta mi sono meritato l'inferno, se esiste).

Rivivo la mia vita, o un giorno, o una settimana (a seconda del film) da capo, quasi uguale. Post-it: ricordarsi di segnare dei numeri dell'enalotto da giocarsi nel giro successivo. Oppure cercare di conoscere Natalie Portman nell'infanzia. O avvertire il mio prossimo io dei due chiodi nella tavola, a quindici anni. Che male, cazzo.

Poetry moment, ovvero piccolo aforisma alla Oscar Wilde ( con questo non voglio compararmi a lui, non c'é confronto, io sono decisamente meglio ):

Sigla di apertura.

Quando si vede una stella cadente gli stupidi esprimono un desiderio sperando in un futuro migliore. Quelli meno stupidi si godono quell'effimero, sublime spettacolo, garantendosi un presente migliore.

Momento dello sponsor: acquistate Zanzariere Braghi, e le zanzare entreranno nella casa del vicino e pungeranno vostra moglie!

Sigla di chiusura.

Ah, ora é Mercoledì, Blogger ha avuto problemi con i server e non ho pubblicato. Siete stati in pena? Ma che dolci!!!

Tra parentesi, sono a un passo dal divenire il felice possessore di una casa. Marino, monolocale di 84 mq, qualche lavoro da fare, 87.000 €.

giovedì, novembre 11, 2004

Serendipity

Serendipity: la capacità di trovare qualcosa di prezioso quando non lo si stà cercando. Da Serendip, personaggio di "le mille e una notte".

«Papà, mi racconti una storia?»
«Quale vorresti ascoltare?»
«Una nuova.»

C'era una volta un ragazzo. Non era molto ricco, nè molto bello. Non era nè un principe nè un re, non sapeva essere un buon regnante. Non era un cavaliere perché aveva paura ad andare a cavallo. Non era neppure uno scaltro mercante, sugli affari era troppo onesto e approssimativo, non dava molto valore al denaro. No, non interrompermi, qualche qualità la aveva. Era sincero, a modo suo forte. Era cresciuto in strada, imparando dai suoi errori, ma era riuscito a non sporcarsi con il sangue di nessuno. Viveva con partecipazione. Se vedeva un bambino ferito piangeva. Se incrociava una donna sorridente si sentiva felice. Non é molto come qualità, ed é un'arma a doppio taglio. Forse, però, la cosa più speciale che aveva, quella che lo renderà il protagonista della storia, era una dote strana, sfuggente: sapeva trovare tesori. No, non grossi tesori sepolti, cose preziose a loro modo: vecchi ricordi, un vestito amato, una bambola, gioielli... La gente del paese, quando smarriva qualcosa, andava da lui e gli diceva: l'ho perso. Non gli diceva cosa, nè dove. L'ho perso, dicevano, niente altro. Lui annuiva e li commiatava. Poi rimaneva seduto qualche istante, a occhi chiusi. Dopo quel primo momento di raccoglimento tornava a fare quello che stava facendo, senza pensarci più. Se stava per andare a prendere l'acqua al pozzo raccoglieva il secchio, si alzava e si incamminava verso il centro del paese. A metà strada, poi, vedeva brillare qualcosa in terra, o un drappo colorato sporgere da un cespuglio. Lo prendeva, qualsiasi cosa fosse, ed era sempre un'oggetto smarrito, cercato, amato, prezioso per qualcuno. Magari non quello che gli erano venuti a chiedere quel giorno, magari si. Allora lui infilava il tesoro nella sua bisaccia e finiva quello che stava facendo, tirava su l'acqua dal pozzo e tornava a casa sorridendo. Dentro casa tirava fuori il suo tesoro, lo guardava e gli chiedeva: chi ti ama? Chi si dispera, ora, per te?
Non so come facesse allora, forse l'oggetto a modo suo gli rispondeva, fatto stà che lo avvolgeva in un panno di lino, bianco, e lo portava dal proprietario, che, alcune volte, non si era neppure accorto di averlo perduto. E allora gli davano una ricompensa, senza che lui la chiedesse, in base alle loro possibilità. Lui accettava quello che gli davano, fosse anche una mela da sbocconcellare per la via, sorrideva e se ne andava. La maggior parte delle volte, poi, il valore della ricompensa era maggiore di quello dell'oggetto. Perché quello era un tesoro amato, e il denaro invece non si può amarlo, al massimo uno può esserne ossessionato. La cosa lo rendeva felice, e gli dava di che vivere, anche se qualche volta gli aveva causato dei problemi. Qualcuno aveva pensato che l'avesse rubato e nascosto lui, il tesoro. Ma, alla fine, tutti in paese avevano visto come trovava le cose fortuitamente, senza malizia, e ormai avevano fiducia in lui. Lui era quello che trovava i tesori. Si chiamava Seren.
Alcune volte trovava anche persone smarrite, le incontrava ne posti più impensabili. Una volta dovette tirare fuori un bambino da una grotta, che tutti cercavano dal giorno prima.
Avrebbe potuto continuare a vivere così, serenamente, se non fosse stato per lo Straniero. Il nome non é importante, un nome è solo una mano di vernice colorata che ti versano addosso quando nasci, a coprire qualcosa che nessuno ancora sa.
Lo Straniero era arrivato in paese da poco, era un tipo schivo, taciturno. Non che fosse cattivo, o antipatico. Era solo uno di fuori, che si doveva ambientare in paese. Il problema é che un giorno perse qualcosa, o meglio, qualcuno.

Ora, in paese, la fama di Seren era cosa nota. Tutti sapevano della sua dote. Così, il giorno che videro lo Straniero uscire di casa disperato, che guardava da tutte le parti, in terra, in cielo, a destra, a sinistra, qualcuno capì che aveva smarrito un tesoro. Per fargli un piacere, anche solo per farlo ambientare, gli dissero di Seren. Lo Straniero non vi credette e tornò alla sua vana ricerca.

Qualche giorno dopo Seren uscì di casa per acquistare del cibo al vicino mercato. A qualche passo da casa sua la sua attenzione fu attratta da un luccichio nelle foglie ai lati della strada. Si chinò vide che si trattava di un anello dalla strana foggia. Non era oro, ne argento, ne rame. Il suo colore variava girandolo, dall'azzurro al rossastro. Incuriosito, suo malgrado, rientrò in casa. Lo pose sul tavolo, lo guardò e gli chiese: Chi ti ama?
L'oggetto non rispose. Provò ancora: chi si dispera per te? Ancora una volta l'anello tacque. Seren non riusciva a percepire alcuna risposta da quel tesoro, così sospirò e stava per riporlo quando notò che era macchiato di terra. Pensando di lucidarlo raccolse il panno di lino e lo strofinò sulla macchia.

L'anello si riscaldò, poi gelò d'improvviso. Seren lo lasciò andare sbigottito. Il monile cadde in terra tintinnando e dalla cavità centrale iniziò a fuoriuscire del vapore adamantino. Il fumo si condensò in gocce di rugiada, poi in cristalli di ghiaccio fino a formare una figura femminile, illuminata dentro da una fiamma. Il colore cominciò a ricoprire la pelle della figura, degli abiti diafani apparvero. Seren non credeva ai suoi occhi. Vedeva ora una donna bellissima davanti a sè, dagli occhi di ghiaccio e dai capelli di fiamma, con una veste in cui si mescolavano toni arancio e azzurro. La ragazza si guardò intorno, in silenzio. Mosse il piede nudo in avanti, con passo leggero e sensuale, come se temesse di camminare sul vetro. Lo fissò negli occhi.

«Chi sei, tu?»
Seren non rispose, non riusciva neppure a respirare.
«Sei il silenzio, tu?»
Seren aprì la bocca per parlare.
«Ti chiami Seren, lo so, ma non volevo sapere quello. Io non ho un nome. Se vuoi puoi darmelo tu. L'uomo prima di te mi chiamava Nashira, come una stella. Dice che è una stella caldissima, talmente calda da fare un fuoco azzurro. Talmente rovente da non permettere a nulla di avvicinarsi, e da distruggere chi ci prova. Ti avverto, Seren, ho avuto molti nomi, ma questo è il migliore che io abbia mai avuto.»
«Sei, sei bellissima. Sei bellissima.» Disse Seren.
Come ti ho detto non aveva molte qualità, e se c'era qualcosa in cui soprattutto scarseggiava era nella capacità oratoria, specialmente con una donna davanti. Ma questa frase, per quanto scontata, era sicuramente vera, perchè Nashira era davvero bella, e trasmetteva una sensualità e una intelligenza che la rendevano ancora più preziosa.
Fu in quel momento che Seren se ne innamorò, anche se non lo seppe mai.
«Bene, Seren, sei il primo che mi fa questo complimento! Hai altro da dire o hai intenzione di ripetere questa frase e basta?.»
«No. E Nashira va bene. Ma tu cosa sei?»
«Sono chi sono, non so altro. Perchè, tu sapresti rispondermi alla stessa domanda? Se è così ho davanti un saggio.»
«No, non saprei risponderti. Ma, l'anello, di chi è?»
«L'anello sono io. E io sono mia. Prima era al dito di qualcun'altro. Ora vuoi metterlo tu? Non sarà per sempre, mi perderai. Potrei farti stare bene o farti molto male.»
«Devo.. devo riportarlo. Qualcuno ti starà cercando.»
«Qualcuno cerca sempre qualcun'altro. Mi sembra assodato, no?» Nashira lo guardò con un sorriso ironico. Continuò:
«Vuoi riportarlo? Allora raccoglilo e porgimelo. Io non posso appartenere a nessuno. Tanto tempo fa, quando ero umana, ho amato, fortemente. Ma ora ciò mi è precluso.»
Seren raccolse l'anello e lo porse alla ragazza. Lei allungò il braccio e aprì la piccola mano delicata, con il palmo in su. Seren lasciò l'anello. Il monile cadde, attraversò il palmo e tintinnò in terra.
«Vedi. Non posso toccarlo. Mi attraversa. Il resto del mondo è solido per me, ma mi sfugge proprio ciò che mi lega. E' una maledizione, e non posso spezzarla. Potrei rompere la tua testa vuota, ma nulla posso contro quel piccolo anello di catena. Perciò io sono qui, come mi vedi, fuoco e ghiaccio. Entrambi possono ferire, i due opposti si fondono in me. Solo una piccola parte è ciò che posso offrire, la parte al centro, dove il gelo e il calore si toccano. Solo quella parte non fa male. Mi vuoi?»
Seren sentì qualcosa montargli dentro, inondarlo. Aveva capito cosa intendeva quella creatura. Aveva provato poche volte l'amore, e in qualche modo lo conosceva, ma questo era diverso. Ne aveva paura, la schiettezza di lei lo allontanava, eppure voleva quel tiepido, era disposto a correre il rischio sia di bruciarsi che di congelare. Una parte di lui voleva riportare l'anello, ma una voce che non conosceva, al centro dell'anima, urlava: E' TUO! LO HAI TROVATO! PERCHE' DEVI RINUNCIARVI!
La guardò. Lei distolse lo sguardo, come imbarazzata, come se non potesse sostenere un'altra volta, un'altra volta, quella storia.
«Si.»
«Allora abbracciami.»
Seren si avvicinò. Poggiò le mani sulla schiena, toccò una parte arancione. Subito un calore insopportabile gli fece allontanare la mano. La spostò verso l'alto e un freddo gelido la congelò. Si fece indietro. Nashira lo guardava con un sorriso ironico e triste, gli occhi azzurri socchiusi.
«Ti avevo detto che sarebbe stato difficile.»
Seren guardò la mano. Piccole piaghe erano apparse sul palmo, e la punta delle dita era rigida e insensibile. Stava per rinunciare, quando qualcosa dentro di lui lo fece riavvicinare. La abbracciò con entrambe le mani stavolta, ponendone una sulla parte arancionde del vestito, l'altra su quella azzurra. Subito un'ondata di pace e felicità gli piegò i sensi. Non aveva mai provato nulla di simile.
«Così va bene, Seren. Sei meno stupido di quanto credessi. Ma riuscirai a ricordarlo, riuscirai a fare OGNI VOLTA così?» Gli chiese Nashira, sussurandogli all'orecchio. I capelli erano caldi e morbidi contro la sua guancia.
«Non mi interessa, ci proverò. Dovessi rimetterci entrambe le mani.»
Rimasero così per un pò.

Passarono dei giorni, e lo Straniero non si era rassegnato. Era persino tornato indietro con il cavallo per la strada che aveva fatto quando era giunto al paese. Voleva il suo tesoro, lo desiderava. Non riusciva a mangiare, a dormire. E, proprio la sua assenza, glielo faceva desiderare ancor di più, come succede sempre, ed è una cosa che imparerai. Quando vedi una nave che si allontana, a vele spiegate, vorresti sempre allungare la mano e trascinarla di nuovo verso di te, dolcemente.

Alla fine lo Straniero si decise. Seren, dicevano tutti, sapeva trovare ogni cosa. Seren, colui che trova. E, fosse un tesoro immenso o una piccola cosa, restituiva tutto, era sempre stato così. Lo Straniero andò a casa di Seren. Bussò, e una voce rispose:
«Chi è?»
Seren era perso nella sua felicità, Nashira gli aveva aperto le porte di un mondo bellissimo che stava scoprendo ora. Lei cercava di allontanarlo, di riportarlo alla realtà con la paura e con l'ironia, ma lui non si faceva impaurire e, indipendentemente dalla ragione, qualcosa dentro di lui fioriva senza ricevere acqua.
Seren aprì, e si ritrovò davanti lo Straniero. Lo conoscevano tutti, anche Seren, come in ogni piccolo paese. Le voci girano, e tutti conoscono tutti. Seren si gelò. Collegò subito l'anello con lo straniero. Una voce si fece sentire, pulita, gli disse di ridargli l'anello, come aveva sempre fatto in passato. Ma lui ormai era felice, e, come tutte le persone felici, voleva mantenere quella felicità il più a lungo possibile, anche se, in cuor suo, sapeva che sarebbe durata comunque per poco tempo. Ma sapere e sentire sono due cose diverse, e anche questo lo imparerai con il tempo.
«Puoi aiutarmi? Ho perso qualcosa di importante. Ti pagherò, sono ricco.»
«Cosa cerchi?»
«Un'anello, è un ricordo. Lo cerco da giorni. In paese si dice che trovi le cose. E che sei onesto. Lo troverai per me?»
Seren sentì una fitta al cuore. Non poteva dire di no. Sarebbe parso strano a tutti, non si era mai rifiutato. Decise di prendere tempo.
«Va bene. Ma, non so se ti hanno detto anche non sono io che cerco le cose, sono loro che vengono da me. E vengono quando vogliono loro. Perciò non posso dirti quando lo troverò.»
Lo Straniero fece una smorfia di dolore, poi annuì. Attaccò a descrivere l'anello ma Seren lo fermò. Non aveva bisogno di sapere come era fatto un tesoro per poterlo trovare. Il suo era un legame con il mondo nativo, dove le cose non hanno nome, o forma, o colore. Si accommiatarono e Seren tornò in casa.

La trovò seduta su di un cuscino, che lo guardava. Era bella come una rosa racchiusa da spine. Era anche colta, stava insegnando a Seren a leggere e scrivere, ad amare l'arte, la pittura, la musica. Il suo sorriso ironico lo inchiodò.
«E ora, Seren, mi troverai?»
«Non lo so. Ero diverso prima, non so cosa sono adesso, ma qualcosa è diverso in me. Non voglio perderti per farti ritrovare da qualcun altro. So che ti perderò, ne sono cosciente, ma non mi interessa.»
«Ti sto facendo del male, Seren. Torna alla tua vita di prima. Gettami via, getta via l'anello. Non sei abbastanza forte.»
«Sto bene, non sono forte ma non mi interessa. Ogni cosa bella chiede il suo prezzo. Non ho paura a pagarlo. Ho avuto paura di tante cose, anche piccole, ma ora no, e sono il primo a stupirsene. Solo una cosa: dovrai rimanere segreta.»
«Sono sempre stata segreta. Sono abituata ormai. Ho fatto male e mi è stato fatto del male, ma una cosa è sempre rimasta: nessuno mi ha mai condivisa con il mondo.»

Ma in un paese alla fine le cose si vengono a sapere. Seren usciva meno, e quando acquistava il cibo ne prendeva di più. Ogni tanto lo Straniero tornava a chiedere notizie, e Seren negava. Alla fine qualcuno disse allo Straniero che Seren era cambiato, e che di solito ritrovava le cose in breve tempo. Lo Straniero capì. E impazzì.

Tale era la forza dell'anello, e della ragazza che vi era legata. Era una maledizione e una benedizione assieme. Vita e oblio, fuoco e ghiaccio. Un tempo era stata una donna normale, e non ci è dato di sapere come la sua storia sia cominciata. Ora era qualcosa di ineluttabile, un cambiamento, uno stravolgimento. Molti erano impazziti per lei. Lei non dava speranze, ma alla fine tutti ne erano pieni. Lei allontanava, loro si avvicinavano. Lo Straniero impazzì.

Corse allora, corse urlando fino a casa di Seren. Si lanciò contro la porta. La divelse con la forza alimentata dalle braci della fllia. La vide. Li vide.

Si gettò su Seren, lo colpì, cercò di immobilizzarlo mentre con una mano cercava di prendere l'anello. Seren non era forte ma si difese, o meglio, difese l'anello. Non sentiva i colpi che gli venivano inferti, vedeva solo quella mano che si protendeva. Lottarono, mentre Nashira li guardava con tristezza. Teneva le mani in grembo, come legate da una corda invisibile.

Alla fine uno dei due prevalse, e fu lo Straniero. Prese l'anello, e fuggì. La ragazza scomparve, divenne fumo, e seguì la figura in fuga. Seren si alzò e si lanciò all'inseguimento, correndo, piangendo. Raggiunse lo Straniero sulla riva del fiume. Molte persone del paese li videro, videro la lotta, videro il calmo Seren farsi avanti, colpire la mano dello Straniero. Videro quella strana nebbia contrarsi, sparire, un'oggetto metallico volare nel fiume. I due si immobilizzarono, si guardarono, e si gettarono assieme dalla riva.


Il padre tacque, metre il bambino assonnato sbadigliava.
«Papà, alla fine chi prese l'anello? Seren o lo Straniero? Chi visse felice con la ragazza?»
«C'è chi dice che l'acqua sciolse l'incantesimo, chi afferma che morirono entrambi, chi dice Seren, chi dice lo Straniero. Non si sa. Alcune storie non hanno una fine definita, esistono solo perchè sono belle, e vanno raccontate, e ricordate. E allora è meglio lasciarle là, sospese a una nuvola. Dormi ora.»

Ah, sarò stupido, ma questa è dedicata a te. Da quello che scrive. Grazie di tutto, amica mia.

lunedì, novembre 08, 2004

8 di 1000

8 di 1000

Musica: nulla.

Immagine: schermo.

Ottava, due mesi.

Eccomi. No, la lista dei libri non l'ho fatta, però vi dico che ho letto Novecento, di Baricco. Bello. Ero al circolo. Bicchiere di vino e libro. Poi i bicchieri sono diventati due e il libro ha cominciato a farsi stranamente meno chiaro. Avevo mangiato molto poco.

Immaginate una strada. Una strada normale, una via, una grande arteria di circolazione. Stiratela all'estremo, rendetela lunga centinaia o migliaia di chilometri. Un rettilineo, neppure una curva, neppure un'incrocio, null'altro che asfalto, quattro corsie di asfalto da un orizzonte all'altro. Adesso salite in macchina e andate. Bene, la vostra strada é diventata semplice, sapete da dove parte e sapete dove arriva. Potreste pensare che quella via é semplice, non dovete pensare, é unica e sola. Facile, andate dritti, neppure una curva. E invece...

Invece, alla fin fine non é proprio così. Tralasciando casi limite tipo testacoda e uscite di strada all'amerikana, in quella realtà semplice già dovete tracciare una rotta, vostro malgrado. Potete passare di corsia in corsia, scalare, accellerare, fermarvi, ripartire, tornare indietro per un pò, scendere a sgranchirvi le gambe in un Autogrill deserto... Potete mettere musica oppure no, caricare autostoppisti, farli scendere, essere rapinati, ricevere regali. Potete investire qualcuno o qualcosa, salvare qualcuno o qualcosa, dimenticare qualcuno o qualcosa, ricordare qualcuno o qualcosa. Diventerà il VOSTRO percorso, e, per quanto sarete trascinati dalla vostra macchina a trazione integrale da una partenza a un'arrivo comuni a tutti, potrete comunque segnare con le vostre gomme un cammino unico, complesso, irripetibile.

Era solo per dire che non ci sto capendo più un cazzo.

Ho parlato con la mia ex. Ho fatto un tuffo in una telenovelas. Se metti una persona in una stanza si annoia, se ne metti due si inventano la coppia e le liti, se ne metti tre prima o poi uno si trova ad avere le corna, se ne metti quattro riusciranno, contro tutte le regole permutative, a ritrovarsi tutti e quattro cornuti. Adesso, tecnicamente non ho mai avuto le corna, ne mai le ho messe, ma, cacchio, mi sento tanto in onda su Rete Quattro! Se guardo oltre la mia vita, ora, vedo una massaia che mi guarda stirando e aspettando la prossima puntata.

Ad avercelo, il copione. Tra l'altro, qui le puntate potrebbero finire da una settimana all'altra. Questa é una serie pilota.

Sfogato, più o meno.

Questa sera si recita a soggetto. Come tutte le sere, hai un canovaccio e cerchi di cavarne qualcosa di bello, o, quantomeno, qualcosa di rappresentabile. Mi ritrovo spesso senza parole, saltando con cautela tra un avverbio e un complemento oggetto, posando con attenzione i piedi sui punti ed evitando le virgole, che sono notoriamente scivolose. Riesco ad esprimere a parole un decimo del decimo di quello che vorrei dire. Però riesco a dire dieci volte tanto quello che non dovrei (o vorrei) dire.

Con le parole faccio casini assurdi. Se a ciò aggiungi il fatto che riuscirei ad essere insicuro anche sulla mia insicurezza...

Risultato: l'eruzione del Krakatoa ha fatto meno danni di quanti ne ho fatti io nelle ultime due settimane.

Ricapitolando: va tutto per il meglio.

Allora, cominciamo con i fatti:

Ho visto un casa, forse la compro. Mutuo e tutto. Ma non voglio che i miei mi facciano da garanti. Se prendo la caramella sbagliata si ritroverebbero nei guai.

Bella, settantacinque metri di cui una trentina soppalcabili. Monolocale con grottino, costo relativamente basso. Un piccolo sogno.

Poi.

Continuo ad avere un bel rapporto con una mia amica. Mi sta vicino e io cerco di starle vicino come meglio posso. Mi chiede spesso scusa per delle inezie. Grrr! Scusa tu, piuttosto, se capiti da queste parti. Sono riuscito a beccare anche te con i lapilli. Quando é saltato il tappo della mia vita è volato in aria di tutto. Sta colpendo tante, troppe persone. Se davvero morendo si rivede la propria vita dovrò fare, prima o poi, il conto dei morti e dei feriti che ho lasciato lungo il mio cammino. Ho un sorriso affilato, sto scoprendo mio malgrado, e temo di avere degli scorpioni nella zuccheriera. Non accettate caramelle da chi conoscete, bambini.

Due: ho conosciuto "Libra", al centro, oggi. No, non é una costellazione. É una ragazza messicana, e non si chiama così. Il suo nome comincia per C e non vi dico come finisce, ma é della bilancia, perciò la voglio "mascherare" così. Studia, Erasmus. Ci esco Mercoledì.

Tre: "Libra" mi interessa.

Quattro: revisione delle fotografie, tutto bene.

Cinque: questo da un diario sta diventando un inquietante incrocio tra un libro di barzellette per esistenzialisti e un ricettario per psichiatri. Vorrei fermarmi ma no sò se posso, per la paura che mi hanno messo addosso ( The Tommyknockers, Stephen King).

Comunque vado a letto curioso di sapere come sarà domani. Da emerito imbecille spero ancora di recuperare parte delle mie facoltà mentali. L'ultima lastra al mio cranio é ancora in studio alla facoltà di Astrofisica perché risulta il punto più vuoto dell'universo.

Va bene, scusate, vado a dormire. Vi lascio piangere in pace, ora. Scusate ancora.

sabato, novembre 06, 2004

7 di 1000

7 di 1000

Musica: Stand by me, rifatta da John Lennon.

Immagine: giorno, lo zaino da viaggio aperto, vicino.

Settima.

Weekend, costiera amalfitana.

Il viaggio, allontanarsi dalla propria vita per guardarla da
lontano e scoprire di non riconoscerla, di non riconoscersi.
É strano, una vacanza seppur breve ti pone fuori dal tempo, almeno
fuori da quello che la quotidianità scandisce per te, dandoti la
possibilità e l' effimera illusione di creare un ritmo a tua misura
che irrevocabilmente svanisce senza lasciare traccia ma non senza
amarezza al ritorno a casa.
Casa...
(no, non sono parente di E.T. e non ho problemi di telefono)
La casa e il rifugio, almeno dovrebbe esserlo, ma la mia mi sembra
sempre piu stretta, piccola, o forse sono io che mi sto allargando a
dismisura (no, non mi serve una cura dimagrante, parlavo del mio IO
interiore, o mio prosaico lettore...)
La vita giorno dopo giorno ti carica di un nuovo fardello di
esperienze ed emozioni, ci sono quelle leggere, le piccole porzioni
singole di felicità, e quelle intense e pesantissime, irrinunciabili e
spesso inaspettate, che d improvviso esigono uno spazio che stento a
trovare.
la filosofia bonsai.
il segreto é togliere, potare, ridurre all' osso, all' essenza.
ma chi decide cosa eliminare?
la mia casa e sovraffollata di ricordi vecchi e nuovi, consumati,
accarezzati, fusi tra loro a formare un passato leggendario e una
realtà parallela nella quale vorrei annegare ma coscientemente, per
scelta
non per necessità.
il gusto barocco, tipicamente italiano, per gli ambienti straripanti...
Perche il vuoto ci fa così paura?
Sono un iconoclasta.


Vi chiedo scusa, lo so, sono in ritardo. Chissà che avete pensato.
Anche la settima l'ho presa Lunedì notte, non domenica. Ero in
viaggio, costiera amalfitana appunto. Positano, Amalfi, Minori,
Vietri, le strade a picco sul mare, il mio terrore per l'altezza,
gente che fa il bagno ( Novembre...), gatti accucciati, chiacchiere in
riva al mare, onde infrante, silenzi infranti, paure infrante, un
ginocchio quasi infranto su uno scoglio. Le papere marine torneranno,
e allora saranno giorni strani. Battiato, poi musica trash nel ridente
paesino di Amalfi, gente che si gira. Secondo la canzone é più
economico andare a mignotte che trovarsi la ragazza. Fumo a tranci,
pesce fresco, vino buono, vista sul mare, Positano. Il forno in camera
(non é da tutti, chi se ne frega della Yakuzi), poi la signora Maria.
Un segreto rivelato con fiducia, finalmente. Colazione in terrazza,
sembra un film. Lo é?

Non sono sincero con voi, non scrivo tutto quello che succede qui.
Sapete, ho una malattia rara: la Riflettoriasi. Ovvero: in ogni
momento della mia vita, in ogni luogo, anche da solo, vedo puntato su
di me un riflettore. Come situazione é critica, anche perché si
schiatta di caldo. Andy Warhol aveva esteso la sua arte fino ad
avvolgere la sua vita, e rendere un'opera pop anche quella. Un
barattolo di zuppa Warhol, grazie. E che sia ben dipinto, s'intende.
Io non sono un'artista, ma ( mi sono appena messo il pennino del
palmare in bocca pensando fosse la sigaretta... Lo so fumare fa male,
ma non credo di dovermene preoccupare, o no?), dicevo: ma ho un gusto
teatrale per ogni momento. Qualcuno mi ha detto che quando mi volto
per aspettare mi metto in posa. Vero, e cerco anche la luce migliore
(ho fatto teatro per qualche anno, e so come si sente se la luce ti
arriva bene o male. Sul palco la puoi sentire anche a occhi chiusi
tanto si avverte la differenza con i riflettori).
Forse la cosa più divertente é che talvolta mi sento agile. Tipo una
volta, a fotografia, che per non impallare il campo a un'altro mi sono
acquattato tipo uomo ragno. Poi mi sono mosso per cercare una
posizione migliore rischiando di travolgere due 'bank', un fotografo e
tre ignari passanti. A Murano, Venezia, sulle porte dei negozi c'é la
mia foto con scritto 'IO NON POSSO ENTRARE'.

Scelte.
No, non le odio. Mi disturba quando dalle acque di un lago che é
finalmente diventato tranquillo riaffiora un relitto dimenticato.
Poteva essere stata una barca magnifica una volta, poteva essere stata
tua, poteva essere stata qualcosa che hai tentato di salvare con tutte
le forze. Ma, alla fine, é affondata. E se ti ritrovi, ora, a navigare
su quel lago con un'altra barca (più piccola, più grande? No,
semplicemente diversa, incomparabile), quel relitto, che una volta era
la tua ragione di vita, potrebbe diventare un pericolo. Può farti
affondare, può chiamarti, come una sirena a Ulisse, e farti gettare in
acqua, e rinunciare a tutto, per poi riaffondare. Vorrei avere la
forza, o la stronzaggine, di navigare fino al relitto, guardarlo
un'ultima volta, e poi allontanarlo per sempre, senza distruggerlo,
ferirlo. Io sto bene, ora, non avrei mai creduto e voi penserete che
uno che prende mille caramelle, in una mette del cianuro e poi ne
mangia una ogni settimana sta tentando il suicidio. NO! Non voglio
morire, ma mi ero stufato di vegetare (stufato di vegetare, e vai, un
bel brodo di verdure).
Se anche dovessi ritrovarmi senza barca, ora, ci sarebbe sempre stata,
a cambiarmi, a farmi scoprire altri ritmi, altri modi di remare, altri
modi di vedere.
E in effetti sono dovuto scendere per un pò, e, Dio, fa male.
Comincio a pensare di essere un completo deficiente.
Non so fumare o non so remare?
Perchè un gioco, per me, diventa importante? Cosi importante? Ero
salito su quella barca per rilassarmi un pò, e ora mi sembra che sia
uno yatch supermiliardario, il più bello del mondo, progettato a
quattro mani da Pininfarina e Fuksas, varato da un'armatore greco...
Continuo a pensare di essere un completo deficiente.
Ne sono quasi sicuro, a dire il vero.
Ok, lo sono senza dubbio.
Ma sono felice lo stesso, ecco!

Pensi di essere tu quella barca? Ti faccio una domanda: hai la prua?
Sulla poppa ok, ma...

Si, sei tu. Vedendo quella barca ieri sono rimasto senza parole. Era
bella sia dentro che fuori.

Parlare a quattro quando si é in due. Ora sono da solo, e parlo da
solo. Forse é, per ora, il posto dove mi espongo di più. Tu non sai il
mio viso, chi sono, perchè. Però leggi cose che non riesco a dire. Mi
fai un pò paura, tu, perché ti sto dando le chiavi del mio mondo di
cristallo.

Ah, no! Basta scrivere queste cose, altrimenti più che un diario
questo diventa un banco di prova per strizzacervelli. Me li immagino,
tutti appollaiati sui fili del telefono...

Ok, Martedì, lezione di Fotografia, ritratto maschile. Il modello era
la tipica persona che vedi e corri a cercare un Lucifero per
scambiarti con lui. L'anima non ti interessa quasi più. Buone foto.

Sempre per gli strizzacervelli, ecco la lista dei libri che ho su
palmare, in ordine pronologico (accidenti! Un lapsus, che avrà voluto
dire? Che é prono alla vita?).
Eh Eh!

No, vabbè ve la scrivo dopo, mi ci vuole un pò a prepararla.

Non vi aspettate nulla, la maggior parte é roba porno, tipo "memorie
di un vibratore".

Sono un tipo molto coltivato.

lunedì, ottobre 25, 2004

6 di 1000

6 di 1000

Musica: rolling stones, out of control, bridges to babilon.

Immagine: Lo schermo illuminato del mio palmare. Sono le ventitré.
Sesta. Sei settimane, un mese e mezzo. Sono cambiato.

Eccomi di nuovo qui. Una settimana sconvolgente. Dio, mi sento così vivo. E addormentato assieme.

Alcune volte fai le cose prima di razionalizzarle. Scendi a patti con la vita, impari le regole del gioco e, per poco tempo, certo, riesci a usarle a tuo favore. Giochi pulito, senza illudere, senza illuderti. Ci sono giochi a due bellissimi che galleggiano su questo mare di regole, complicità sottomarine, profondità ancora vergini da esplorare finché dura. Forse la cosa più bella in alcune occasioni é la fugacità. Lo sto assaporando sempre di più. Per me tutte le regole che hanno a che fare con il futuro hanno cessato di esistere. Sarò felice? Troverò l'amore? Invecchierò? La mia risposta é: non lo so, probabilmente no. Ma: sono felice! Amo! (tutte e nessuna), sono già vecchio! (nel tempo che ho impiegato a scrivere questa frase centinaia delle mie cellule sono morte). Ora, in questo momento. É tutto ciò che ho, é tutto ciò che posso sperare. Vivere fino a Domenica prossima.

Lunedì. Palestra saltata, poi a casa di una mia amica a chiacchierare fino a tardi. Ci parlo bene, mi piace ascoltarla. Ci sono angolazioni di lei che scopro solo ora. Sono belle, dolci, profonde. Spero di non farle male quando me ne andrò. Mi dispiacerebbe. É una persona che mi sono ritrovato anche a odiare, per motivi futili. Alcune volte l'avevo catalogata da stronza, insensibile, egoista. Altre volte l'avevo sentita vicina. Ora sto scoprendo che é semplicemente una persona che, tra un calcio della vita e un bacio, cerca di andare avanti. Si critica come tutti, si distrugge e ricostruisce, cercando di essere migliore per lei e per gli altri. Con i calci si cresce, V. Nonostante tutto.

Ah, una canzone che ho scritto alle superiori:

In the darkest side
Of the farest wood
If I had a choice
I would take a run.
Cause she wasted my head
Cause she stopped my heart
Cause she seemed to dance
In the wildest green.
Her eyes started my life
Her lips was my death
Her pleasure was the reason
My pleasure 'comed my prison.


Nimphis...

Era dedicata a una ragazza che mi piaceva, oggi mi é tornata in mente, non la ragazza, la canzone. Col senno di poi era stata una cotta.

Martedì, corso di fotografia. Notturno, Isola Tiberina. Molte foto schifose, qualcuna bella.

Mentre aspettavo l'inizio ho scritto questo:
Isola Tiberina, dove sono nato, qualche attimo fa. Sax fantasma, aspetto l'inizio del corso. Luci arancione, corpus S.Bartholo. Tempo lento, possibilità infinite. Incuria relativizzata a segni persistenti. La lemniscata comincia a prudermi. Fari, luce bianca. Non credevo di essere così. Mi sento colpevole di non sentirmi in colpa. Fluttuo da un momento all'altro, senza paracadute. Non gioco al futuro. Pessima strategia scacchistica. Ma ogni attimo pare l'ultimo, e mille piccole perle si svelano. No, non bianche, me ne accorgo. Concussione di eventi, l'effetto farfalla. Sto diventando astratto. La storia della scorsa settimana rimarrà incompiuta, va bene così. Non so se voglio risalire a cavallo, tornare a essere il cavaliere senza macchia e senza paura. Ho sempre pianto sotto l'armatura. Ora gioco, seriamente applicato, concentrato sulla mancanza di regole. Amici/amanti? Insensibile? Potrei ferire davvero qualcuno. Una qualsiasi, ad esempio. Ogni filo tira l'altro. Eppure la rugiada che si é posata sulla tela ha un gusto così dolce. Pulito. Effetti collaterali: erosione, modellazione, nascita di nuovi continenti. Non mi perdo neppure più con la macchina. Quello che sono ora era semplicemente nascosto in me? L'acqua ha destato il seme. Morire, ogni settimana. Rinascere, lunedì. Il ciclo può interrompersi in qualsiasi momento. Il mio futuro dura sette giorni. E non riesco più a fermarmi. Sono il fiume che corre al mare. E lì smette di esistere.
Se guardo una coppia vedo giorni dolci. Un sogno dal quale sono stato destato con un pugno. Un sogno lento. Ora vivo un sogno veloce, fuori da ogni categoria. Quando mi ci soffermo sento il cervello che cerca lo schedario in cui inserirlo, inutilmente. Dovrebbe spezzarlo, romperlo in mille pezzi, distribuirlo. Ma non può. Eppure é così bello viverlo momento per momento. Persone speciali? Si. Spesso nascoste in involucri quotidiani, semplici e senza ombre. Ombre, vorrei esplorarle tutte. Di ogni anima. Vivere una vita "zippata", compressa. Ogni secondo sembra valere anni, ora. Vivo il tempo dei piloti di formula uno. Eppure eccomi qui, seduto. 20 e 30.


Fine: poi, dopo il corso, sono andato a una festa di ostess e mi sono beccato una multa sul Lungotevere. La mia prima multa per divieto di sosta. Fico. Chissà se la potrò pagare. No, davvero, mi ha fatto quasi piacere.

Mercoledì, tardi. Palestra, poi uscita. Gironzolato. Chiacchierato.

Giovedì: ho portato la mia amica V. a vedere Amleto al Teatro Umberto. Ambientato in Cina, musiche strane. Bello ma qualcosa strideva. Prima Chianti, poi, dopo teatro, Kebab. L'ho fatta camminare sui sampietrini con i tacchi. Ti chiedo scusa V. era un pò che non mi perdevo più. Bella serata comunque, anche se poi ho scontato il Kebab.

Venerdì: serata dedicata all'autodistruzione. Alcool, fumo, giochi strani, poi sdraiati a vedere le stelle, in numero dieci volte superiore a quello effettivo :)
Strana serata, un tantino esagerata forse.

Sabato: svegliato alle sei e mezza, dopo nemmeno due ore di sonno. Finito di leggere Manola, molto bello come libro, strano, divertente e triste assieme. Ho stampato le foto. Quattro le ho stampate in grande, sembrano quadri astratti, in realtà sono foto al Tevere di notte. Oggi le ho regalate a una mia amica. La sera abbiamo passato più tempo in macchina che nel pub. Ah, vi sconsiglio il Jeckill e Hide sulla Nettunense, due ore per un Mezcal. Vabbé stavo anche acciaccato perciò mi sono scazzato subito.

Oggi sono andato a Viterbo a trovare un mio amico operato al naso. Aveva la faccia gonfia come un rospo, ma mi sembrava in forma. Per quanto sia possibile dirlo di lui.

Vi saluto ora, devo farmi qualche ora di sonno. Spero di risentirvi. E, se non succede, spero sia per causa vostra, eh, eh, eh! ( potete grattarvi ora ).

lunedì, ottobre 18, 2004

5 di 1000

5 di 1000

Musica: Nulla, treno lontano.

Immagine: il mio letto, blu, lo schermo illuminato del mio palmare. Sono le 21 e 32.

Quinta. Sono cinque settimane.

Questa settimana non voglio raccontarla. Ho fatto cose strane, ho fatto tardi, ho fatto cose belle, ho vissuto ogni secondo. Non so se porteranno al paradiso o all'inferno, ne se ci sarò per vederlo. Ma, se potessi tornare indietro, lo rifarei, perchè é stato bello e dolce e intenso.
Se non ti spiace, in cambio di questo vuoto, ti offro una parte di storia. La finirò? La potrò finire? Si intitola

Via da Itaca

Correva troppo veloce, inquieta, i nervi tesi, fibrosi. Il parabrezza della macchina sottolineava tornanti aridi di Sicilia. I capelli neri frustavano il finestrino, rumore di seta su seta. Brandelli del sogno ancora si agitavano dietro gli occhi stanchi. Quella mattina aveva sentito distintamente strapparsi la sottile placenta che separa l'onirico e il reale. Ora stava rinascendo con dolore in un mondo di mezzo, troppo reale per non essere immaginario. Quel cartello, penzolante davanti a quell'improbabile bar: abbiamo tutte le risposte per nessuna domanda. No, non poteva averlo immaginato. Non aveva mai avuto molta fantasia. Maria, come era strano saperne il vero nome, ora. Era sempre stata un'esclusa perché amava diversamente dalle altre, ma il cuore, o chi per lui, prende spesso direzioni inaspettate. Aveva imparato a convivere con la sua diversità, ne aveva accettato le conseguenze: rifiuto, diffidenza, essere additata per le strade, discorsi che al suo ingresso si interrompevano. Ma, anche, emozioni forti, pulite, incise come dolci ferite nella carne e nel cervello, ogni volta. Da quando si era dovuta trasferire per lavoro lì, in uno sperduto paesino siciliano vicino Pachino, ogni cosa si era fatta più difficile. Ora i discorsi non si interrompevano neppure più, viravano semplicemente in un dialetto stretto che lei non capiva. Più di una volta le era capitato di uscire di casa e trovare due o tre ragazzini di dieci anni che si erano fatti un viaggio con la corriera per andare a vedere la Lesbica. Al suo apparire correvano via, voltandosi per imprimersi altre immagini nella testa. Sandra aveva persino pensato di aprire un banchetto di souvenirs, sarebbe stato redditizio. Stava per mollare quando, alla stazione, aveva visto lei, occhi nocciola, intensi, un vestito morbido di lino bianco. Stava aspettando il treno, fumava osservando, lo sguardo mobilissimo che saettava da una parte all'altra, una falena impazzita tra mille luci da visitare. No, non c'era stato alcun colpo di fulmine, Sandra aveva imparato a sopprimerli sul nascere, per autodifesa. L'aveva annotata in un angolo dei pensieri, poi era salita sul treno ed era andata al lavoro. L'aveva rivista due giorni dopo, vestito nero. Aspetto di chi non ha dormito. Era andata avanti così per quasi due mesi, mentre già si stava organizzando per andarsene. Poi, un giorno di Novembre, si era ritrovata a pensare a lei durante le pause. Nessuna causa scatenante, semplicemente l'aveva assorbita senza accorgersene fino a diventarne piena. Nel giro di una settimana la sentiva dentro ogni pensiero, nascosta dietro un angolo, con la sigaretta in mano e quei bellissimi occhi mobili. I preparativi per andarsene erano passati in secondo piano. Agli inizi di Dicembre aveva cominciato ad avvicinarsi a lei, con discrezione. Si sentiva una ragazzina alla prima cotta. Notava ogni gesto, ogni dettaglio. Saliva sul suo vagone e la guardava piano, assaporandola, distogliendo gli occhi quando lei si girava. Si sentiva stupida e felice. A Roma, dove viveva prima, si sarebbe semplicemente alzata e presentata. Ma qui le regole erano diverse, e richiedevano cautela. Non per lei stessa, no, era un bel pò ormai che in paese si era sparsa la voce della sua diversità. Ma, parlandole, avrebbe potuto causare un torrente di voci che alla fine avrebbero travolto quella creatura senza alcuna ragione. Parlava con la Lesbica, ve lo giuro, li ho visti io, é Lesbica anche lei. Simile chiama simile in ogni mente piccola, in ogni paese, in tutto il mondo. L'unica differenza tra la Sicilia e Roma era la compattezza e la velocità con cui si diffondevano le informazioni. Su quello il paesino siciliano era molti passi avanti persino a Internet. Avrebbe dovuto farla su quello la tesi: vecchietti al bar, un network informativo veloce, sicuro ed efficiente. Il passato, il presente i el futuro ossidati assieme. E così si limitava a guardarla.

A Natale era tornata a Roma, dai suoi. Sua madre le aveva chiesto come andava. Lei le aveva risposto: bene. Poi era scoppiata a piangere. Le aveva raccontato allora dei ragazzini, delle voci, della pressione che sentiva montare dentro, della ragazza del treno e di come non poteva neppure avvicinarsi a lei. La madre l'aveva ascoltata, abbracciata, calmata. Le aveva dato tutto il suo appoggio. Sapevano tutto a casa e, dopo un pò di maretta all'inizio, avevano accettato il suo amore strano. Ormai ci scherzavano sopra. Sandra, le aveva chiesto il fratello, allora? Ti piacciono ancora con le tette grosse? Perchè non ne fai conoscere una anche a me? Lei le aveva dato un pugno ed era scoppiata a ridere. Le era venuta in mente la ragazza del treno, che aveva decisamente un bel seno generoso. Grande, sodo, alto. Si, il suo preferito.

Era tornata in Sicilia rinfrancata, decisa ad andare avanti comunque nelle sue scelte. Era rientrata nella scuola media dove insegnava con uno spirito ironico e positivo che sembrava scomparso da tempo. Presto aveva ricominciato a scontrarsi con la realtà, ma ora riusciva ad affrontarla a testa alta. Una unica sensazione spiacevole la colpiva come uno scudiscio: la ragazza del treno non si vedeva più.

Sulle prime l'aveva vista come una benedizione. Meno "tentazioni" uguale meno "guai". Mano mano però che il tempo passava, però, una strisciante sensazione di panico le aveva nidificato dentro. Si ritrovava a percorrere la banchina con gli occhi, in cerca di lei. Una volta lo sconforto l'aveva colpita molto forte e si era data malata. Si rendeva conto che stava diventando un'ossessione, e forse che era uno sfogo malsano per l'atmosfera in cui era costretta a vivere. Non poteva farci nulla.

Poi un giorno era riapparsa. Sandra l'aveva vista arrivare di corsa dalla stradina proprio mentre il treno partiva. L'aveva perso e Sandra l'aveva guardata dal finestrino mentre il vagone la portava al lavoro. Per tutto il viaggio non aveva fatto altro che pensare a lei. L'ultima nuvola era sparita dal cielo, pensava. Col senno di poi l'inverno era appena cominciato.
Il giorno dopo le aveva chiesto una sigaretta. La ragazza aveva frugato nella borsa e ne aveva tirato fuori un pacchetto di Cortina Slim. L'aveva aperto e ne aveva porto il contenuto a Sandra.

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lunedì, ottobre 11, 2004

4 di 1000

4 di 1000

Musica: Tori Amos, bootleg doppio bellissimo, comprato oggi pomeriggio a Romics, 35 €.

Immagine: Schermo del pc, effetto tunnel su windows media player, gatta raggomitolata sul letto.

Quarta, inghiottita velocemente.

Gioiosamente libero, una settimana selvaggia. Non mi sono dato il tempo di pensare. Andato a dormire in media alle 3 di notte.

Ho cominciato il corso di fotografia. Martedì si parte con ritratto femminile. Sembra molto bello, stimolante. Maestro simpatico e competente. Una ragazza interessante tra le allieve.
Lunedì, palestra e concerto dei Banco del Mutuo Soccorso. Il cantante sembra un'incrocio tra David gnomo e babbo natale ma ha una voce bellissima. È tornato in forma. Bel concerto. A un certo punto mi é scesa la paranoia e non sopportavo nessun contatto fisico. Sono musicopatico.
Martedì, corso photo e poi circolo (ero di strada). Monteverde, strana zona, mai stato prima. Un'ora per parcheggiare. Laboratorio di fotografia/ceramica. Una ragazza molto bella, ma non mi trasmette nulla. Un'altra carina ma mi si incastra bene dentro.

Mercoledì, esco con una mia amica, poi in realtà pizza e film, I diari della motocicletta, quello sul Che da giovane. Un pò di parte, mancava solo che Ernesto ricevesse l'annunciazione da un angelo. La mia amica V. si é addormentata, l'ho guardata dormire, mi piace guardare le ragazze quando dormono. Sa di questo blog, ma le ho detto che é romanzato e ho negato tutto sulle Mille. Siccome ho scritto di peggio mi ha creduto. :)

Avevo portato del buon Barbera.

Antipasti: fette di cetrioli con formaggio e speck, crostini con salsa di soia e peperoncino, crostini con formaggio, miele e pepe.

Giovedì, palestra poi circolo con degli amici, giocato a sisimizi e al condottiero, fatto le due e mezza. Bordeaux e rum.

Venerdì, esco, lago. Molo, bellissimo, ho dovuto scavalcare una barca. La scoperta dell'acqua e della luna. Gelato d'oro.

Sabato, concerto al circolo, voce come Tracy Chapman. Chiamo S. La mia collega, compagna di viaggio preferita. Visto che la vita é un viaggio penso che potrebbe essere anche una compagna di vita eccezionale, ma tra pensare e riuscire a provare qualcosa ne passa, almeno ora, almeno per me. Mi sono svegliato all'una e mi sono dimenticato di farmi ripassare il tatuaggio. Baciare una persona diversa prevede adattarsi a un'altra bocca.
Bello. Sono in una situazione strana che mi piace vivere ora, adesso e qui. Il futuro non mi interessa. Voglio bene a voi, a te.

Oggi, romics. Due bootleg, uno lo ascolto ora. REM e Tori Amos. Ho comprato Alita ma mi manca qualche numero.