lunedì, ottobre 25, 2004

6 di 1000

6 di 1000

Musica: rolling stones, out of control, bridges to babilon.

Immagine: Lo schermo illuminato del mio palmare. Sono le ventitré.
Sesta. Sei settimane, un mese e mezzo. Sono cambiato.

Eccomi di nuovo qui. Una settimana sconvolgente. Dio, mi sento così vivo. E addormentato assieme.

Alcune volte fai le cose prima di razionalizzarle. Scendi a patti con la vita, impari le regole del gioco e, per poco tempo, certo, riesci a usarle a tuo favore. Giochi pulito, senza illudere, senza illuderti. Ci sono giochi a due bellissimi che galleggiano su questo mare di regole, complicità sottomarine, profondità ancora vergini da esplorare finché dura. Forse la cosa più bella in alcune occasioni é la fugacità. Lo sto assaporando sempre di più. Per me tutte le regole che hanno a che fare con il futuro hanno cessato di esistere. Sarò felice? Troverò l'amore? Invecchierò? La mia risposta é: non lo so, probabilmente no. Ma: sono felice! Amo! (tutte e nessuna), sono già vecchio! (nel tempo che ho impiegato a scrivere questa frase centinaia delle mie cellule sono morte). Ora, in questo momento. É tutto ciò che ho, é tutto ciò che posso sperare. Vivere fino a Domenica prossima.

Lunedì. Palestra saltata, poi a casa di una mia amica a chiacchierare fino a tardi. Ci parlo bene, mi piace ascoltarla. Ci sono angolazioni di lei che scopro solo ora. Sono belle, dolci, profonde. Spero di non farle male quando me ne andrò. Mi dispiacerebbe. É una persona che mi sono ritrovato anche a odiare, per motivi futili. Alcune volte l'avevo catalogata da stronza, insensibile, egoista. Altre volte l'avevo sentita vicina. Ora sto scoprendo che é semplicemente una persona che, tra un calcio della vita e un bacio, cerca di andare avanti. Si critica come tutti, si distrugge e ricostruisce, cercando di essere migliore per lei e per gli altri. Con i calci si cresce, V. Nonostante tutto.

Ah, una canzone che ho scritto alle superiori:

In the darkest side
Of the farest wood
If I had a choice
I would take a run.
Cause she wasted my head
Cause she stopped my heart
Cause she seemed to dance
In the wildest green.
Her eyes started my life
Her lips was my death
Her pleasure was the reason
My pleasure 'comed my prison.


Nimphis...

Era dedicata a una ragazza che mi piaceva, oggi mi é tornata in mente, non la ragazza, la canzone. Col senno di poi era stata una cotta.

Martedì, corso di fotografia. Notturno, Isola Tiberina. Molte foto schifose, qualcuna bella.

Mentre aspettavo l'inizio ho scritto questo:
Isola Tiberina, dove sono nato, qualche attimo fa. Sax fantasma, aspetto l'inizio del corso. Luci arancione, corpus S.Bartholo. Tempo lento, possibilità infinite. Incuria relativizzata a segni persistenti. La lemniscata comincia a prudermi. Fari, luce bianca. Non credevo di essere così. Mi sento colpevole di non sentirmi in colpa. Fluttuo da un momento all'altro, senza paracadute. Non gioco al futuro. Pessima strategia scacchistica. Ma ogni attimo pare l'ultimo, e mille piccole perle si svelano. No, non bianche, me ne accorgo. Concussione di eventi, l'effetto farfalla. Sto diventando astratto. La storia della scorsa settimana rimarrà incompiuta, va bene così. Non so se voglio risalire a cavallo, tornare a essere il cavaliere senza macchia e senza paura. Ho sempre pianto sotto l'armatura. Ora gioco, seriamente applicato, concentrato sulla mancanza di regole. Amici/amanti? Insensibile? Potrei ferire davvero qualcuno. Una qualsiasi, ad esempio. Ogni filo tira l'altro. Eppure la rugiada che si é posata sulla tela ha un gusto così dolce. Pulito. Effetti collaterali: erosione, modellazione, nascita di nuovi continenti. Non mi perdo neppure più con la macchina. Quello che sono ora era semplicemente nascosto in me? L'acqua ha destato il seme. Morire, ogni settimana. Rinascere, lunedì. Il ciclo può interrompersi in qualsiasi momento. Il mio futuro dura sette giorni. E non riesco più a fermarmi. Sono il fiume che corre al mare. E lì smette di esistere.
Se guardo una coppia vedo giorni dolci. Un sogno dal quale sono stato destato con un pugno. Un sogno lento. Ora vivo un sogno veloce, fuori da ogni categoria. Quando mi ci soffermo sento il cervello che cerca lo schedario in cui inserirlo, inutilmente. Dovrebbe spezzarlo, romperlo in mille pezzi, distribuirlo. Ma non può. Eppure é così bello viverlo momento per momento. Persone speciali? Si. Spesso nascoste in involucri quotidiani, semplici e senza ombre. Ombre, vorrei esplorarle tutte. Di ogni anima. Vivere una vita "zippata", compressa. Ogni secondo sembra valere anni, ora. Vivo il tempo dei piloti di formula uno. Eppure eccomi qui, seduto. 20 e 30.


Fine: poi, dopo il corso, sono andato a una festa di ostess e mi sono beccato una multa sul Lungotevere. La mia prima multa per divieto di sosta. Fico. Chissà se la potrò pagare. No, davvero, mi ha fatto quasi piacere.

Mercoledì, tardi. Palestra, poi uscita. Gironzolato. Chiacchierato.

Giovedì: ho portato la mia amica V. a vedere Amleto al Teatro Umberto. Ambientato in Cina, musiche strane. Bello ma qualcosa strideva. Prima Chianti, poi, dopo teatro, Kebab. L'ho fatta camminare sui sampietrini con i tacchi. Ti chiedo scusa V. era un pò che non mi perdevo più. Bella serata comunque, anche se poi ho scontato il Kebab.

Venerdì: serata dedicata all'autodistruzione. Alcool, fumo, giochi strani, poi sdraiati a vedere le stelle, in numero dieci volte superiore a quello effettivo :)
Strana serata, un tantino esagerata forse.

Sabato: svegliato alle sei e mezza, dopo nemmeno due ore di sonno. Finito di leggere Manola, molto bello come libro, strano, divertente e triste assieme. Ho stampato le foto. Quattro le ho stampate in grande, sembrano quadri astratti, in realtà sono foto al Tevere di notte. Oggi le ho regalate a una mia amica. La sera abbiamo passato più tempo in macchina che nel pub. Ah, vi sconsiglio il Jeckill e Hide sulla Nettunense, due ore per un Mezcal. Vabbé stavo anche acciaccato perciò mi sono scazzato subito.

Oggi sono andato a Viterbo a trovare un mio amico operato al naso. Aveva la faccia gonfia come un rospo, ma mi sembrava in forma. Per quanto sia possibile dirlo di lui.

Vi saluto ora, devo farmi qualche ora di sonno. Spero di risentirvi. E, se non succede, spero sia per causa vostra, eh, eh, eh! ( potete grattarvi ora ).

lunedì, ottobre 18, 2004

5 di 1000

5 di 1000

Musica: Nulla, treno lontano.

Immagine: il mio letto, blu, lo schermo illuminato del mio palmare. Sono le 21 e 32.

Quinta. Sono cinque settimane.

Questa settimana non voglio raccontarla. Ho fatto cose strane, ho fatto tardi, ho fatto cose belle, ho vissuto ogni secondo. Non so se porteranno al paradiso o all'inferno, ne se ci sarò per vederlo. Ma, se potessi tornare indietro, lo rifarei, perchè é stato bello e dolce e intenso.
Se non ti spiace, in cambio di questo vuoto, ti offro una parte di storia. La finirò? La potrò finire? Si intitola

Via da Itaca

Correva troppo veloce, inquieta, i nervi tesi, fibrosi. Il parabrezza della macchina sottolineava tornanti aridi di Sicilia. I capelli neri frustavano il finestrino, rumore di seta su seta. Brandelli del sogno ancora si agitavano dietro gli occhi stanchi. Quella mattina aveva sentito distintamente strapparsi la sottile placenta che separa l'onirico e il reale. Ora stava rinascendo con dolore in un mondo di mezzo, troppo reale per non essere immaginario. Quel cartello, penzolante davanti a quell'improbabile bar: abbiamo tutte le risposte per nessuna domanda. No, non poteva averlo immaginato. Non aveva mai avuto molta fantasia. Maria, come era strano saperne il vero nome, ora. Era sempre stata un'esclusa perché amava diversamente dalle altre, ma il cuore, o chi per lui, prende spesso direzioni inaspettate. Aveva imparato a convivere con la sua diversità, ne aveva accettato le conseguenze: rifiuto, diffidenza, essere additata per le strade, discorsi che al suo ingresso si interrompevano. Ma, anche, emozioni forti, pulite, incise come dolci ferite nella carne e nel cervello, ogni volta. Da quando si era dovuta trasferire per lavoro lì, in uno sperduto paesino siciliano vicino Pachino, ogni cosa si era fatta più difficile. Ora i discorsi non si interrompevano neppure più, viravano semplicemente in un dialetto stretto che lei non capiva. Più di una volta le era capitato di uscire di casa e trovare due o tre ragazzini di dieci anni che si erano fatti un viaggio con la corriera per andare a vedere la Lesbica. Al suo apparire correvano via, voltandosi per imprimersi altre immagini nella testa. Sandra aveva persino pensato di aprire un banchetto di souvenirs, sarebbe stato redditizio. Stava per mollare quando, alla stazione, aveva visto lei, occhi nocciola, intensi, un vestito morbido di lino bianco. Stava aspettando il treno, fumava osservando, lo sguardo mobilissimo che saettava da una parte all'altra, una falena impazzita tra mille luci da visitare. No, non c'era stato alcun colpo di fulmine, Sandra aveva imparato a sopprimerli sul nascere, per autodifesa. L'aveva annotata in un angolo dei pensieri, poi era salita sul treno ed era andata al lavoro. L'aveva rivista due giorni dopo, vestito nero. Aspetto di chi non ha dormito. Era andata avanti così per quasi due mesi, mentre già si stava organizzando per andarsene. Poi, un giorno di Novembre, si era ritrovata a pensare a lei durante le pause. Nessuna causa scatenante, semplicemente l'aveva assorbita senza accorgersene fino a diventarne piena. Nel giro di una settimana la sentiva dentro ogni pensiero, nascosta dietro un angolo, con la sigaretta in mano e quei bellissimi occhi mobili. I preparativi per andarsene erano passati in secondo piano. Agli inizi di Dicembre aveva cominciato ad avvicinarsi a lei, con discrezione. Si sentiva una ragazzina alla prima cotta. Notava ogni gesto, ogni dettaglio. Saliva sul suo vagone e la guardava piano, assaporandola, distogliendo gli occhi quando lei si girava. Si sentiva stupida e felice. A Roma, dove viveva prima, si sarebbe semplicemente alzata e presentata. Ma qui le regole erano diverse, e richiedevano cautela. Non per lei stessa, no, era un bel pò ormai che in paese si era sparsa la voce della sua diversità. Ma, parlandole, avrebbe potuto causare un torrente di voci che alla fine avrebbero travolto quella creatura senza alcuna ragione. Parlava con la Lesbica, ve lo giuro, li ho visti io, é Lesbica anche lei. Simile chiama simile in ogni mente piccola, in ogni paese, in tutto il mondo. L'unica differenza tra la Sicilia e Roma era la compattezza e la velocità con cui si diffondevano le informazioni. Su quello il paesino siciliano era molti passi avanti persino a Internet. Avrebbe dovuto farla su quello la tesi: vecchietti al bar, un network informativo veloce, sicuro ed efficiente. Il passato, il presente i el futuro ossidati assieme. E così si limitava a guardarla.

A Natale era tornata a Roma, dai suoi. Sua madre le aveva chiesto come andava. Lei le aveva risposto: bene. Poi era scoppiata a piangere. Le aveva raccontato allora dei ragazzini, delle voci, della pressione che sentiva montare dentro, della ragazza del treno e di come non poteva neppure avvicinarsi a lei. La madre l'aveva ascoltata, abbracciata, calmata. Le aveva dato tutto il suo appoggio. Sapevano tutto a casa e, dopo un pò di maretta all'inizio, avevano accettato il suo amore strano. Ormai ci scherzavano sopra. Sandra, le aveva chiesto il fratello, allora? Ti piacciono ancora con le tette grosse? Perchè non ne fai conoscere una anche a me? Lei le aveva dato un pugno ed era scoppiata a ridere. Le era venuta in mente la ragazza del treno, che aveva decisamente un bel seno generoso. Grande, sodo, alto. Si, il suo preferito.

Era tornata in Sicilia rinfrancata, decisa ad andare avanti comunque nelle sue scelte. Era rientrata nella scuola media dove insegnava con uno spirito ironico e positivo che sembrava scomparso da tempo. Presto aveva ricominciato a scontrarsi con la realtà, ma ora riusciva ad affrontarla a testa alta. Una unica sensazione spiacevole la colpiva come uno scudiscio: la ragazza del treno non si vedeva più.

Sulle prime l'aveva vista come una benedizione. Meno "tentazioni" uguale meno "guai". Mano mano però che il tempo passava, però, una strisciante sensazione di panico le aveva nidificato dentro. Si ritrovava a percorrere la banchina con gli occhi, in cerca di lei. Una volta lo sconforto l'aveva colpita molto forte e si era data malata. Si rendeva conto che stava diventando un'ossessione, e forse che era uno sfogo malsano per l'atmosfera in cui era costretta a vivere. Non poteva farci nulla.

Poi un giorno era riapparsa. Sandra l'aveva vista arrivare di corsa dalla stradina proprio mentre il treno partiva. L'aveva perso e Sandra l'aveva guardata dal finestrino mentre il vagone la portava al lavoro. Per tutto il viaggio non aveva fatto altro che pensare a lei. L'ultima nuvola era sparita dal cielo, pensava. Col senno di poi l'inverno era appena cominciato.
Il giorno dopo le aveva chiesto una sigaretta. La ragazza aveva frugato nella borsa e ne aveva tirato fuori un pacchetto di Cortina Slim. L'aveva aperto e ne aveva porto il contenuto a Sandra.

................

lunedì, ottobre 11, 2004

4 di 1000

4 di 1000

Musica: Tori Amos, bootleg doppio bellissimo, comprato oggi pomeriggio a Romics, 35 €.

Immagine: Schermo del pc, effetto tunnel su windows media player, gatta raggomitolata sul letto.

Quarta, inghiottita velocemente.

Gioiosamente libero, una settimana selvaggia. Non mi sono dato il tempo di pensare. Andato a dormire in media alle 3 di notte.

Ho cominciato il corso di fotografia. Martedì si parte con ritratto femminile. Sembra molto bello, stimolante. Maestro simpatico e competente. Una ragazza interessante tra le allieve.
Lunedì, palestra e concerto dei Banco del Mutuo Soccorso. Il cantante sembra un'incrocio tra David gnomo e babbo natale ma ha una voce bellissima. È tornato in forma. Bel concerto. A un certo punto mi é scesa la paranoia e non sopportavo nessun contatto fisico. Sono musicopatico.
Martedì, corso photo e poi circolo (ero di strada). Monteverde, strana zona, mai stato prima. Un'ora per parcheggiare. Laboratorio di fotografia/ceramica. Una ragazza molto bella, ma non mi trasmette nulla. Un'altra carina ma mi si incastra bene dentro.

Mercoledì, esco con una mia amica, poi in realtà pizza e film, I diari della motocicletta, quello sul Che da giovane. Un pò di parte, mancava solo che Ernesto ricevesse l'annunciazione da un angelo. La mia amica V. si é addormentata, l'ho guardata dormire, mi piace guardare le ragazze quando dormono. Sa di questo blog, ma le ho detto che é romanzato e ho negato tutto sulle Mille. Siccome ho scritto di peggio mi ha creduto. :)

Avevo portato del buon Barbera.

Antipasti: fette di cetrioli con formaggio e speck, crostini con salsa di soia e peperoncino, crostini con formaggio, miele e pepe.

Giovedì, palestra poi circolo con degli amici, giocato a sisimizi e al condottiero, fatto le due e mezza. Bordeaux e rum.

Venerdì, esco, lago. Molo, bellissimo, ho dovuto scavalcare una barca. La scoperta dell'acqua e della luna. Gelato d'oro.

Sabato, concerto al circolo, voce come Tracy Chapman. Chiamo S. La mia collega, compagna di viaggio preferita. Visto che la vita é un viaggio penso che potrebbe essere anche una compagna di vita eccezionale, ma tra pensare e riuscire a provare qualcosa ne passa, almeno ora, almeno per me. Mi sono svegliato all'una e mi sono dimenticato di farmi ripassare il tatuaggio. Baciare una persona diversa prevede adattarsi a un'altra bocca.
Bello. Sono in una situazione strana che mi piace vivere ora, adesso e qui. Il futuro non mi interessa. Voglio bene a voi, a te.

Oggi, romics. Due bootleg, uno lo ascolto ora. REM e Tori Amos. Ho comprato Alita ma mi manca qualche numero.

lunedì, ottobre 04, 2004

3 di 1000

3 di 1000

Musica: R.E.M. New test leper, new adventures in hifi, mp3.

Immagine: Scrivania, palmare, lettore cd. Luce arancione delle lampade stradali filtra attraverso le persiane. L'affresco sul muro fluorescente di notte.

Terza, la mano non voleva portarla alla bocca.

Corpi, si muovono. Braccia come eruzioni solari, musica, rock. Cantante ciofeca degli Iron Maiden. Pogate, i punk si divertono a cercare di darti pugni. Ritmo, l'anima si copre d'istinto. Non sono un grande ballerino, ma mi dà gioia. La malinconia scorre via nel sudore. Una darkina mi squadra. Piacevole. Trucco pesante, lineamenti delicati. Quattro chiacchiere urlate nella musica. Rum. Torno a ballare. Troppo timido, ancora. Cammino praticamente con una pistola puntata alla tempia e mi faccio ancora problemi. Sabato, ieri, Qube. No, non ho rimediato il suo numero, neanche il suo nome se é per questo. I nomi spesso mi sanno di etichetta del prezzo. Vorrei farmi una storia con una senza saperne mai il nome. Saprei sempre come chiamarla. Posso recitare un mea culpa?

Sono stato troppo buono.
Sono stato troppo cattivo.
Sono stato un egoista.
Ho perdonato troppo.
Non ho mai perdonato.
Ho amato troppo, troppo forte.
Sono caduto, é stato un'errore.
Mi sono rialzato, altro errore.
Ho dato tutto ciò che avevo.
Non é bastato.
Quando mi hanno prosciugato non ho opposto resistenza.
Quando ero vuoto e mi hanno buttato via non ho avuto il buon gusto di tacere.
Non ho dato abbastanza pugni.
Ho consolato troppo.
Ho dimenticato di sorridere.
Ho riso troppo.
Non ho parlato.
Ho detto troppo.
Non ho combattuto.
Ho combattuto troppo.
Non l'ho presa bene quando sono stato lasciato.
I sorrisi quando piango non mi vengono molto bene.
Me la sono presa con uno che non c'entra nulla, assolutamente!
Del resto non gli bastava la sua vita, ha voluto la mia.
Non posso odiarlo, mi é stato vietato, sarebbe SBAGLIATO.
Allora...
Allora ho sbagliato, e quello che non era sbagliato prima lo é diventato dopo, gli equilibristi, sai...
Ho sbagliato anche a non sbagliare, alcune volte.
La colpa é mia, tutta mia, solo mia, esclusivamente mia.
Non ci fate caso, sto sbagliando anche adesso.
Amen.


Finito.
Ok. Sono brillo, sagra dell'uva, Marino. Sono tornato con tono sobrio. Ci mancava poco che parlassi con voce impostata. Ho alzato il mio livello di tolleranza alcolica a picchi che prima credevo impossibili.

Anche il mio self-control in tali circostanze é cresciuto considerevolmente.
Ho letto "guerra agli umani" wu ming 2. So che non dovrei sprecare il mio tempo a leggere, con il cianuro dietro l'angolo. Ma mi piace. Anzi, a me mi piace ;)

Esco sempre alle sei, quasi divento architetto.

Ho comperato un corso del national geographic, ritratto.

Ho passato una bella serata (fino alle quattro) con una mia cara amica, che saluto casomai capitasse qui. V. era da tanto che non mi sentivo così bene, non ti odio tanto, dai, tvb. Sei dolce quando vuoi, e una buona amica. Se sono morto, beh, Manola puoi riprenderlo. Tanto probabilmente non l'ho letto. Allora, ti spiego: era sulla scansia in alto, poi in quella un pò più in basso, ora é sopra la mia testa. Il prossimo passo é il comodino, se ci arriva nel giro di una settimana lo finisco di leggere. Spero tu non stia a tocchi, ora. Se lo sei il numero ce l'hai, anche se probabilmente non i soldi sul cell. Se sono "disponibile" fammi uno squillo e ti chiamo. Altrimenti, lascia stare le sedute spiritiche tanto sarò pigro anche come fantasma, aivoja a evocazioni!!!

Non avrei mai creduto di poterci scherzare sopra. Non avrei neanche mai creduto di farmi un tatuaggio, ma ora ne ho uno sulla spalla. Indelebile. Cerchio spezzato, lemniscata, tao, pesci.
Ora sono a letto. Venerdì nono tornato al Circolo. L. non si vede più. Peccato. C'era il ragazzo. Al circolo mi rilasso. Nero d'avola, solito. Ho preso dei crostini con il ciauscolo. Ciao Uscolo! Da ragazzino mi prendevano in giro, pensavano l'avessi inventato. No, Freud, non ho traumi infantili norcini.

Solo mi torna in mente e mi metto a ridere. Buono quel salume. C'erano M. e B. al circolo. Chiacchierato con M. per un quarto d'ora, la sua tesi su Sastre dice che ha rallentato ma ora torna a muoversi. Allora: M. mi fa impazzire, anche se è irraggiungibile e più grande di me e sta con B., credo. Voglio incontrarla nella prossima vita. In quel circolo hanno tutti una luce negli occhi che io ancora non ho trovato. Forse é questo che mi piace di loro, e non solo di M., ma anche di B. e di L. Sto bene lì, sembra di essere in un tempio. Musica, le aereografie di Dalì alle pareti, poeti, pittori, sociologi che assomigliano a Nuti...

Per me la filosofia é in tutti noi. Senza usare parole impegnative, come anima, inconscio, cuore, Id e via elencando. É una necessità, alla stregua di mangiare e bere. La filosofia può essere anche: la mia squadra perde, é colpa dell'allenatore. Paradosso? Inorridimento?

Vado in palestra, aumento il carico ogni volta. Esagero, ma mi sfogo. Sudo come un'husky nel deserto. Divento l'ottavo nano, Grondolo, quello sudato.

Riassunto delle puntate precedenti: S.V. un tranquillo ragazzo di Roma vive fino a venti anni sine-love, o meglio, lo subisce a senso unico. Poi incontra L. Colpo di fulmine, si mettono insieme. Storia complicata, ma bella. Dura quattro anni, finisce per un'insieme di eventi. Ora S.V. ha venticinque anni, ha passato un anno altalenando depressione ed euforia, con ricadute sentimentali devastanti. A un certo punto si rompe il cazzo. Decide di vivere. Non ci riesce normalmente, allora per costringersi comincia a rischiare la vita ogni Domenica con una delle Mille. Ha, ogni weekend, una possibilità su mille di rimanerci. É una cosa che lo tiene sul filo del rasoio. Adesso ogni respiro lo sente come un'oggetto tangibile, ogni momento é un crocevia verso mille istanti diversi. Forse, senza futuro, riuscirà a essere felice adesso. Sa di essere pazzo, di fare una cosa sbagliata, immorale, inutile. Il resto alle prossime puntate, se ci saranno.

Ah, ho conosciuto una maestra delle medie di ventotto anni su Internet. Il verme disicio, Stefano Benni. Si chiama Silvia.

Martedì comincio il corso base2 di fotografia.

In palestra mi sono pesato, comincio a risalire di peso. Qualcosa spero sia di massa muscolare. In un anno ho perso quindici chili. Non ho fatto diete, non vomitavo, non ho fatto sport.